In un mondo senza ideali noi ragazzi non siamo la «peggio gioventù»

Qualche settimana fa una ragazza è stata investita tornando a casa da scuola. È morta sul colpo, schiacciata da un autobus. I compagni che le erano vicino hanno fissato la scena. C'è chi ha pianto, chi ha urlato, chi si è voltato, chi è rimasto impassibile. Tutti li hanno subito additati come mostri insensibili, indifferenti. Ci si dovrebbe invece impegnare per cercare una spiegazione ad un atteggiamento simile, perché non possiamo più parlare solo di superficialità.


Nessun ragazzo ormai, fa più caso ai commenti delle vecchiette sull'autobus. Ci dicono che siamo sfaticati, incapaci, privi di educazione e di rispetto. C'è chi poi va oltre, e dice che siamo una generazione senza valori, ragazzi cresciuti senza ideali e senza sogni, una gioventù buttata via davanti alla televisione e ad internet. Ma chi ha detto che la morte deve per forza essere seguita da reazioni di dolore e rabbia? Chi ha provato a farci da guida in situazioni simili? Se accendiamo un qualunque telegiornale siamo bombardati da immagini cruente, tutti i servizi ed i programmi ci rimandano a scene drammatiche e scioccanti, a realtà che viviamo ogni giorno, anche se non direttamente.


Non è proponibile una critica superficiale, siamo una generazione cronicamente diversa da quelle che ci hanno preceduto. Una volta i bambini venivano educati tutti casa e chiesa, solide fonti di moralità e di rassicurazioni. La famiglia era statica, consolidata, nascondeva alla perfezione tutti i problemi della vita di coppia e costituiva per i figli un luogo sicuro dove rifugiarsi e dove trovare aiuto e forza. La chiesa dispensava consigli, la morale non era affare del singolo, ci si trovava gli insegnamenti ed i precetti già preconfezionati, pronti per essere imparati, assimilati e messi in pratica. Non c'erano idee troppo diverse e non si cozzava costantemente con i dogmi degli altri.


La nostra società è ben diversa. La generazione che quasi affogava nei valori e nelle morali è finita per creare una gioventù all'apparenza impassibile. "Menefreghisti" questo è il termine che ci appioppano con più facilità. Perché saltiamo l'ora di religione a scuola e non andiamo in chiesa, perché non poniamo fiducia nel primo politico di passaggio, perché ascoltiamo, critichiamo e contestiamo le opinioni altrui, apparentemente senza portare rispetto.


Ma è proprio così? Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi quali sono secondo loro i valori e i modelli di noi giovani d'oggi e
Chiara
risponde: «Sicuramente è vero che noi abbiamo valori diversissimi rispetto anche solo una generazione fa: cresciamo in maniera completamente diversa, in un mondo che ha ben poco in comune con quello dei nostri genitori o dei nostri nonni. Ma c'è una bella differenza tra il dire che abbiamo valori e modelli diversi e che non abbiamo proprio valori. Indubbiamente sono la prima a dire che ne abbiamo persi tantissimi, come il rispetto, la famiglia, la patria,tanto per citarne alcuni. Viviamo in un mondo talmente distorto che i soldi possono essere considerati un valore. La fama. Il potere. Tutte cose che una volta erano secondarie adesso sono al primo posto in classifica.»


Lavinia
è d'accordo: «Sinceramente non ho modelli,anche perché credo che di questi tempi non ci sia nessuno per cui valga la pena ispirarsi. I valori di oggi sono cambiati rispetto al passato perché ora per noi ragazzi è molto più facile crearsi delle proprie idee e regole in conformità ai propri interessi, quasi come in una sorta di anarchia dei valori. Tuttavia, per quanto mi riguarda, nonostante la nostra generazione abbia valori e modelli diversi,io ho cercato di conservare il rispetto,la sincerità e l'educazione».


Infine
Andrea
si sofferma su come la Chiesa abbia sempre condizionato le generazioni passate: «I miei valori sono cristiani, da piccolo sono stato educato secondo una certa religiosità, a messa ogni settimana,ho fatto la comunione,la cresima, andavo all'oratorio e a catechismo. Accade però ad un certo punto della vita che ti rendi conto che sei tu che decidi cosa ritenere giusto o sbagliato degli insegnamenti ricevuti,e ti regoli di conseguenza. Credo che la nostra generazione abbia finalmente cominciato a non accettare che insegnamenti bigotti e intolleranti, e di come questi condizionino la propria vita e i propri pensieri; in un mondo in evoluzione come il nostro i modelli mutano e si trasformano.»


Desirè Grison
(Liceo scientifico G. Oberdan - Trieste)

Eleonora Mendizza (Liceo scientifico G. Galilei - Trieste)

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