Indagati 9 big dell'economia Fvg per evasione fiscale

UDINE. Il fenomeno è definito con il termine di “esterovestizione” e a praticarlo sono coloro che scelgono di basare fittiziamente all’estero la residenza fiscale della propria società. Obiettivo: trasferire gli utili in “paradisi fiscali” e garantirsi così una tassazione più conveniente. L’inchiesta che la Procura di Udine ha da poco avviato a carico di nove “big” dell’economia friulana ruota attorno a questa premessa. Un meccanismo che si ritiene collaudato almeno a partire dal 2007 e fino al 2011: in Italia il reddito prodotto dalle rispettive aziende e in Lussemburgo la sede formale delle holding. Risultato: circa 12 milioni di euro di imposte complessivamente evase. L’ipotesi di reato contestata a ciascuno dei sette imprenditori, in concorso con un commercialista e, in due soli casi, anche con un suo collaboratore di studio, è l’omessa dichiarazione dei redditi. Le indagini sono culminate in una serie di perquisizioni e sequestri di documentazione e sono approdate in questi giorni nell’esecuzione del sequestro preventivo di beni, titoli e conti correnti per un valore equivalente a quello finora stimato. Tutti di spicco i nomi finiti sul registro degli indagati. Ci sono quelli di Antonio Maria Bardelli, presidente del gruppo che possiede, tra l’altro il “Città Fiera” di Martignacco, e di Carletto Tonutti, della “Tonutti spa - Industria macchine agricole” di Remanzacco, entrambi già coinvolti in un procedimento per presunta frode fiscale tutt’ora in corso di dibattimento. Nei guai, questa volta, anche la moglie di Tonutti, Emanuela Zanin, al fianco del marito nell’attività industriale. E c’è Luigi Cimolai, il “re dell’acciaio” di Pordenone, a sua volta finito un paio d’anni fa davanti al tribunale pordenonese per una presunta evasione d’imposta a sei zeri. Dentro anche Lino Midolini, un altro gigante dell’imprenditoria friulana, con le sue autogru. Chiudono l’elenco degli imprenditori Gabriele Ritossa e il triestino Riccardo Del Sabato, al vertice del gruppo di residenze per anziani “Zaffiro”. Chiamati a rispondere ciascuno di condotte relative a operazioni riconducibili all’attività delle proprie aziende, i sette imprenditori sarebbero “legati” soltanto dal ricorso al medesimo consulente. Ossia al professionista che la Procura ritiene essere stato l’ideatore del meccanismo elusivo: il commercialista udinese Gianattilio Usoni, anch’egli già a processo per i presunti casi di falsi contratti di “stock lending”. Indagato, in qualità di amministratore di fatto presente ai Cda di due società - quella di Bardelli e quella di Tonutti - anche Massimo Collino, collaboratore di studio di Usoni. Il “dribbling” del Fisco. Due i magistrati che lavorano al caso e che si sono divisi i cinque distinti fascicoli nei quali l’inchiesta è stata articolata. Dalle poche notizie finora trapelate dagli ambienti investigativi, si apprende come l’ipotesi di reato contestata, al momento, sia l’articolo 5 del Decreto legislativo 74 del 2000 relativa all’omessa dichiarazione dei redditi. Un’omissione possibile - in tesi accusatoria - dalla particolare cornice fiscale garantita alle società. (I.d.f.)
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