La Croazia verso le urne. È battaglia all’ultimo voto

Dopo la rimonta dei progressisti, i sondaggi delineano un testa a testa con i conservatori
Elezioni in Croazia: si vota domani (foto Ansa/Epa)
Elezioni in Croazia: si vota domani (foto Ansa/Epa)

ZAGABRIA. Uno sventolìo di bandiere rosse e blu appese qua e là nelle vie di Zagabria annuncia il tono della battaglia di domani, giorno di elezioni politiche in Croazia. Tra progressisti e conservatori - anticipano gli ultimi sondaggi - sarà testa a testa.

Da un lato c’è l’esecutivo del socialdemocratico Zoran Milanovic (SDP), con un bilancio in chiaroscuro da difendere; dall’altro l’opposizione guidata da Tomislav Karamarko dell’Unione democratica croata (Hdz), che spera di infliggere alla sinistra il colpo di grazia dopo aver già vinto gli ultimi quattro appuntamenti elettorali (tra cui le presidenziali di gennaio).

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La presidente della Repubblic di Croazia Kolinda Grabar Kitarovic

Ma se appena qualche mese fa la sfida rosso-blu sembrava chiusa, con l’Hdz in vantaggio di più di dieci punti, alla vigilia del voto i due schieramenti sono dati stanzialmente alla pari. La coalizione guidata da Milanovic dovrebbe ottenere tra il 30% e il 33% dei voti, i partiti riunitisi attorno a Karamarko viaggiano tra il 32% e il 35%.

Insomma, il cambio di governo in Croazia non è più così scontato. Il primo ministro ha d’altro canto improntato la sua campagna attorno alla crescita economica che ha recentemente (sebbene timidamente) fatto capolino nel Paese.

«La Croazia cresce» è infatti lo slogan scelto dal centrosinistra che da più di un anno segue i consigli di Alex Brown, l’esperto di comunicazione assunto proprio per rimontare lo svantaggio elettorale. La Croazia cresce, ma al ritmo di circa l’1% del Pil e da appena un semestre, dopo oltre sei anni di recessione. Ma tanto basta. Per il premier, i croati devono ora scegliere tra «la crescita o i tagli annunciati dal centrodestra».

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L’opposizione, in realtà, promette di trasformare la Croazia in un’economia floridissima. Il cosiddetto programma “5+” (l’equivalente del nostro “dieci e lode”) assicura al tempo stesso un aumento del Pil del 5% in quattro anni, un crollo del 5% della disoccupazione, una riduzione dell’Iva al 5% per i prodotti alimentari per bambini, eccetera. Un New Deal balcanico che rilancerebbe il Paese, oggi afflitto da una disoccupazione del 16% (quasi 50% tra i giovani) e da un ammontare del debito e del deficit oltre i parametri di Maastricht (rispettivamente al 90% e al 4,4%).

La Croazia è inoltre alla prese, dallo scorso 15 settembre, con il transito di migliaia di migranti e rifugiati in viaggio sulla rotta dei Balcani. In un mese e mezzo Zagabria ha gestito il passaggio di oltre 330mila persone dirette in Nord Europa. Una crisi umanitaria difficile ma che ha paradossalmente giovato all’esecutivo.

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La chiesa di San Marco, uno degli edifici simbolo di Zagabria

«Appena tre mesi fa la gente considerava Milanovic il peggior primo ministro di sempre - commenta Viktor Koska, vicedirettore del Centro di ricerca sull’etnia, la cittadinanza e le migrazioni (Cedim) a Zagabria - oggi è improvvisamente considerato responsabile, autorevole e capace di prendere decisioni importanti in tempi stretti».

Una rinascita politica dovuta proprio alle scelte prese nella gestione del flusso migratorio. Da un lato l’apertura delle frontiere e le dure critiche al governo di Orban hanno convinto l’elettorato progressista; dall’altro il braccio di ferro alla frontiera con la Serbia e la determinazione nel «difendere gli interessi nazionali» sono stati apprezzati a destra. «Anche se questo governo dovesse perdere le elezioni, il prossimo esecutivo sarà molto fragile e dovrà cercare l’appoggio degli elettori moderati», conclude Koska.

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Kolinda Grabar Kitarovic è la nuova presidente della Croazia

Diversi partiti tentano infatti di intromettersi nel duello destra-sinistra: “Avanti Croazia” dell’ex presidente Ivo Josipovic; il fronte anti-sfratti e anti-banche “Zivi Zid”; gli ecologisti di Orah; ma soprattutto la neonata coalizione Most (“Il ponte”), guidata dall’ex Hdz Drago Pergomet.

«Nelle ultime settimane tutti i sondaggi hanno indicato un grande aumento della fiducia nel nostro partito. È legittimo perciò credere in una nostra vittoria», dichiara Pergomet a margine di un comizio politico. Anche se la sua formazione ha in realtà poche chance di spuntarla, potrebbe rivelarsi determinante in caso di un pareggio tra i due blocchi e di conseguenti alleanze. I pochi seggi strappati dagli indipendenti potrebbero allora fare la differenza.

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