La Fondazione Luchetta compra la sede

La “storica casa” di via Valussi è stata acquistata per 367mila euro della Provincia dopo che l’asta era andata deserta
Di Silvio Maranzana

La Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo e Hrovatin acquista dalla Provincia lo stabile di via Valussi 5 dove dal 1994 ha il proprio quartier generale grazie a un contratto di comodato di durata ventennale. «L’asta indetta per l’alienazione è andata deserta - spiega l’assessore provinciale al Patrimonio Mariella Magistri De Francesco - e questa da un certo punto di vista era la conclusione che auspicavamo perché si è potuta poi avviare la trattativa privata che si è appena conclusa con soddisfazione da entrambe le parti. La Fondazione Luchetta acquista lo stabile al prezzo di 367mila euro». È stato così scongiurato il pericolo che la storica onlus triestina oggi nota in gran parte d’Europa potesse perdere la propria sede. I dettagli di tutta l’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà domani alle 16 nella sala Giunta della Provincia a Palazzo Galatti in piazza Vittorio Veneto congiuntamente dalla presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat e dalla presidente della Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo e Hrovatin Daniela Luchetta.

L’accordo di comodato sarebbe scaduto il 28 febbraio 2017, con tre anni ritardo rispetto al contratto ventennale inizialmente sottoscritto perché nel frattempo nell’edificio di nove stanze per complessivi 520 metri quadrati, sono stati effettuati una serie di lavori che non sono andati a gravare sulle casse dell’ente proprietario. La Fondazione però ha voluto giocare d’anticipo pur assumendosi qualche rischio. «La casa di via Valussi è vecchia - ha spiegato recentemente Daniela Luchetta - e nel 1994 versava in cattive condizioni: la sua ristrutturazione ci è costata 750 milioni di vecchie lire, frutto di un finanziamento della Regione. A poca distanza, in via Chiadino, abbiamo un’altra struttura residenziale con cinque stanze dove possiamo accogliere anche i bambini appena trapiantati mentre le nove stanze di via Valussi, oggi più che mai rappresentano il fulcro delle attività che la Fondazione svolge in favore dei bambini vittime delle guerre. Diventare proprietari dell’immobile - ha spiegato entrando nel fulcro della questione - ci permetterà di essere più solidi finanziariamente, di poter pensare a trasformazioni anche radicali e di richiedere specifici finanziamenti». E riguardo alla possibilità che facessero capolino offerte concorrenti, Daniele Luchetta ha specificato: «Accettiamo di correre questo rischio confidando nello scrupolo morale delle persone».

Era stata dunque indetta l’asta pubblica già per la data dell’11 settembre, ma le buste contenenti il valore dell’impegno economico dovevano pervenire già il 28 agosto con offerte segrete al rialzo che dovevano partire dal prezzo a base di gara di 489mila 520 euro. Con l’asta deserta e la successiva trattativa privata il prezzo si è anche abbassato. «La vicenda si è dunque conclusa - ha commentato De Francesco - proprio come auspicava la stessa Fondazione che si era dimostrata fermamente decisa nella sua intenzione di acquisto per accrescere il valore patrimoniale, ma anche per aver poi mano libera nella richiesta di finanziamenti relativamente a interventi successivi». L’assessore era stata chiara già in precedenza: «Non era nostro interesse procedere con l’alienazione dello stabile e abbiamo esplicitato le nostre perplessità, ma è evidente che i vertici della onlus hanno fatto i loro ragionamenti economico-finanziari prima di accollarsi questo rischio».

Intitolata a quattro inviati triestini della Rai uccisi a Mostar e Mogadiscio, tra cui Marco Luchetta marito di Daniela, nel corso di oltre vent’anni la Fondazione ha ospitato e aiutato a curare quasi 500 bambini provenienti da 50 Paesi. Vive di elargizioni, lasciti testamentari e donazioni anche se per procedere ora all’acquisto dello stabile di via Valussi ha dovuto accendere un mutuo.

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