La “Ipsilon istriana” raddoppia

FIUME
A prescindere dalla grave crisi economica che sta attanagliando la Croazia, il governo che scaturirà dalle elezioni sarà chiamato a fare andare avanti i progetti infrastrutturali viari, attraverso un nuovo piano quadriennale di costruzione di strade e autostrade che sarà formulato nelle settimane a venire. Il programma riguarderà il periodo 2012–2015 e secondo gli addetti ai lavori prevederà due progetti molto importanti per l’area istro–quarnerina.
Quello più ambizioso riguarda l’azienda a capitale croato–francese Bina Istra, concessionaria dell’Ipsilon istriana, la bretella viaria della penisola. L’anno prossimo dovrebbero cominciare i lavori di approntamento della seconda canna (lunghezza 5062 metri) della galleria del Monte Maggiore, necessaria per completare il raddoppio di corsie sul segmento Rogovici–Mattuglie (45 km).
Si inizierà nel 2012 se Bina Istra manterrà fede alle promesse, ovvero l’elaborazione dei documenti progettuali e l’ottenimento dei mutui per arrivare al secondo “sbudellamento” dell’altura che domina l’Istria e il Quarnero. La regione quarnerina dovrà attendere ancora un po’ per la Fiume–Zuta Lokva, l’autostrada di 66 chilometri che andrà ad allacciarsi alla Dalmatina, l’asse autostradale che da Zagabria tocca Spalato ed è non molto lontano da Ploce, porto principale della Dalmazia. Per la Fiume–Zuta Lokva è necessario stilare la relativa documentazione, arrivare alle varie licenze e assicurare le fonti di finanziamento, cosicché è illusorio attendersi che ruspe e maestranze si mettano in moto l’anno prossimo. Entro il 2015 il progetto potrebbe avere preso forma o comunque essere vicino alla realizzazione. Identico discorso per la statale D–403, che collegherà il futuro terminal container di Riva Zagabria (Fiume) alla tangenziale fiumana e dunque a Zagabria, all’Ungheria al centro Europa. La Ploce–Ragusa “sposerà” il percorso lungo il futuro (e molto costoso e contestato) ponte di Sabbioncello, oppure si sceglierà la variante che prevede l’attraversamento del territorio bosniaco–erzegovese.
Molto dipenderà comunque dal rating creditizio che la Croazia avrà nei prossimi anni. Il Paese non può infatti lanciarsi in grosse opere viarie senza ricorrere a prestiti dall’estero.
Secondo le ultime stime della Commissione europea, rese note questo autunno, nel 2011 il Pil croato crescerà di un misero 0,6 per cento, mentre per il 2012 si prevede un’altrettanta modesta crescita dello 0,8, mentre Bruxelles a primavera aveva previsto invece un +1,1% per l’anno in corso e un +2% nel 2012. La disoccupazione ha superato la soglia critica del 17 per cento e il debito pubblico si aggira intorno al 60 per cento del Pil. A ridosso delle elezioni, la maggior parte degli analisti aveva inoltre sottolineato l’urgenza di riforme strutturali e fiscali e dell’amministrazione pubblica per evitare un downgrade che collocherebbe il Paese agli ultimi posti della classifica degli Stati più interessanti per gli investimenti.
Solo a luglio, la Croazia era stata definita un «Paese a rischio per gli investitori» per l’agenzia di rating Fitch, proprio a causa delle «deboli previsioni di crescita». Sempre secondo Fitch, l’ingresso del Paese nell’Unione europea, nel 2013, permetterà al Paese di ottenere «significativi benefici», a partire dai fondi europei (circa un miliardo di euro nel 2012 e 1,4 nel 2013), mentre la prospettiva europea di Zagabria incoraggerà allo stesso tempo l’arrivo di investimenti stranieri.
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