L’arringa dei legali: «Lorito va assolto»

«Carlo Lorito deve essere assolto». È stato questo il filo conduttore delle cinque ore di puntuale e dettagliata arringa nel corso delle quali l’avvocato Riccardo Seibold ha illustrato ieri ai giudici della Corte d’appello i motivi per cui deve essere riformata, anzi ribaltata, la sentenza di condanna a due anni di carcere con la condizionale inflitta dal Tribunale all’ex responsabile della Squadre mobili di Trieste e Gorizia.
Lorito era accusato di corruzione, di rivelazione di segreti d’ufficio e di favoreggiamento. Determinati per supportare la tesi accusatoria si erano rivelate le dichiarazioni di Diego Deste proprio sul rapporto tra questo pescivendolo del Villaggio del pescatore di Duino e un investigatore delle Squadra Mobile, l’ispettore Alessandro Valerio, ora imputato di falso, si è soffermato a lungo il difensore che con il collega Giorgio Borean ha assunto la difesa del dirigente di polizia fin dal novembre 2007, quando Carlo Lorito era stato arrestato a pochi metri dalla sua abitazione e portato nel carcere militare di santa Maria Capua Vetere.
L’avvocato Seibold ha esaminato nella sua arringa i rapporti intercorsi all’epoca tra l’ispettore Valerio che ha gestito l’incheista e il testimone ma anche indagato, Diego Deste. Da una serie di intercettazioni telefoniche, fatte ascoltare ieri in aula ai giudici e al pubblico, è emersa quella che l’avvocato Seibold ha definito una promiscuità inaccettabile tra Valerio e Deste. Trecento e più telefonate intercorse in un mese o poco più, tra le quali emerge un intervento dell’ispettore su una pattuglia della volante che aveva intercettato il pescivendolo mentre guidava in modo “scomposto” nei pressi della Stazione Centrale, tanto che un passante aveva informato la centrale del 113 che una persona stava guidando una Audi A3 in probabile stato di ebbrezza.
Come ha affermato l’avvocato Seibold, l’ispettore Valerio era intervenuto sui colleghi sostenendo che Diego Deste stava collaborando in quel momento ad una delicata operazione di polizia. Il pescivendolo era così potuto rientrare indisturbato nella sua abitazione e, sempre secondo la ricostruzione del difensore di Carlo Lorito, aveva strisciato pesantemente la fiancata della sua auto che procedeva contromano.
Si potrebbe continuare a lungo citando episodi, telefonate, sms, incontri al bar, bevute, interrogatori subiti alternativamente da testimone o da indagato. Otto ne ha citati il difensore. Ma l’arringa ha imboccato anche altre vie che coinvolgono direttamente i diritti dei cittadini. Ad esempio le modalità con cui sono state effettuate le intercettazioni telefoniche, come sono state trascritte, come il server originale sia scomparso, come la trasposizione su carta dei discorsi in almeno un caso è stata completamente rovesciata nel contenuto. A danno di Lorito. E come il server presente in Questura poteva esser pilotato in “remote” dalla sede del costruttore, Radio Trevisan.
Nuova udienza e sentenza il 18 luglio. c.e.
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