La laudatio di Agostini: “Velasco un punto di riferimento nello sport e non solo”

Il direttore del Laboratorio di Psicologia dello sport: “Velasco ha mostrato come il vero motore del cambiamento sia la capacità di costruire identità collettive”

Uno dei momenti della cerimonia (Lasorte)
Uno dei momenti della cerimonia (Lasorte)

Di seguito pubblichiamo integralmente la laudatio tenuta dal professor Tiziano Agostini, direttore del Laboratorio di Psicologia dello sport all’Università di Trieste, durante il conferimento della laurea ad honorem a Julio Velasco.

Magnifico rettore, gentili colleghe e colleghi, autorità civili, sportive e militari, studentesse e studenti, signore e signori, è per me un grande onore presentare la laudatio per Julio Velasco, a cui l’Università conferisce oggi la laurea honoris causa in Psicologia.

Consegnata a Trieste la laurea ad honorem in Psicologia a Julio Velasco
La consegna della laurea e del classico "tocco" a Velasco (Lasorte)

Julio Velasco è conosciuto in tutto il mondo come uno dei più grandi allenatori della storia della pallavolo, ma sarebbe profondamente riduttivo definirlo soltanto attraverso i suoi successi sportivi. La sua figura rappresenta, infatti, un punto di riferimento straordinario per chiunque si occupi di dinamiche di gruppo, leadership, motivazione, comunicazione e cultura organizzativa. In altre parole: di psicologia applicata.

Nato in Argentina, Julio Velasco si è formato in un contesto segnato da forti tensioni politiche e sociali. Gli eventi drammatici che travolsero il suo Paese negli anni della dittatura militare lo costrinsero ad abbandonare i suoi studi in filosofia, indirizzandolo verso un percorso di vita in cui la sua passione per l’educazione, la formazione e la crescita personale si è concretizzata nello sport, diventando una missione volta a costruire, rafforzare e rendere coesi i gruppi di persone con cui avrebbe lavorato.

Sin dagli anni Ottanta, e ancor di più con il ciclo straordinario alla guida della Nazionale italiana maschile di pallavolo, Velasco ha mostrato come il vero motore del cambiamento non sia solo la tecnica o la tattica, ma la capacità di costruire identità collettive forti, visioni condivise e spiriti di appartenenza. Ha saputo tradurre principi astratti in gesti concreti, parole essenziali, e scelte coerenti. Non ha mai guidato semplicemente una squadra: ha costruito una cultura.

Velasco ha lavorato – e continua a farlo – su ciò che è invisibile ma reale e determinante: la psicologia della prestazione, la gestione dello stress, il ruolo dell’errore, il valore dell’allenamento mentale. Nei suoi discorsi pubblici, nelle interviste, ma anche nel lavoro quotidiano con atleti e staff, ha sempre posto al centro la responsabilità personale, la fiducia, l’ascolto attivo, l’importanza della chiarezza nei ruoli. Temi centrali anche nella psicologia del lavoro, nello studio dei gruppi e nella formazione manageriale.

Molti dei suoi concetti – diventati celebri – hanno fatto scuola anche al di fuori del mondo dello sport. Chi non ricorda la lezione sui “portatori d’acqua”, che da ruoli apparentemente minori diventano fondamentali nel successo collettivo? O la netta distinzione tra “cercare colpevoli” e “cercare soluzioni”? Queste riflessioni, radicate nella pratica ma ispirate da una profonda visione antropologica, sono oggi materia di studio anche nei corsi universitari di psicologia del comportamento organizzativo e della motivazione.

Il suo stile comunicativo è sempre stato diretto, essenziale, incisivo. Ma dietro ogni parola c’è uno sguardo attento alla complessità dell’essere umano: alla paura di fallire, al bisogno di riconoscimento, alla costruzione dell’autoefficacia e del senso del limite. Tutti elementi che rientrano nel cuore stesso della disciplina psicologica.

Con questa laurea honoris causa, l’Università di Trieste intende non solo riconoscere l’eccezionale percorso di Julio Velasco, ma anche valorizzare la sua capacità di tradurre saperi psicologici in pratica quotidiana, ispirando generazioni di atleti, dirigenti, formatori, insegnanti, studenti.

Il suo contributo rappresenta un ponte tra il sapere scientifico e l’agire concreto, tra teoria e prassi, tra sport e società. E in tempi in cui il benessere psicologico e la salute mentale sono finalmente tornati al centro del dibattito pubblico, figure come la sua ci ricordano quanto sia importante prendersi cura non solo del risultato, ma dell’identità, del clima relazionale e della dignità di ogni persona coinvolta in un processo collettivo.

In quella sensibilità tutta argentina, capace di coniugare rigore morale e attenzione alle persone, Julio Velasco ha saputo dare voce a una visione dello sport – e più in generale delle relazioni umane – come luogo di crescita condivisa, di rispetto, di responsabilità e di costruzione del bene comune.

Caro professor Velasco, è a nome dell’intera comunità accademica che oggi le consegniamo questo titolo, come riconoscimento del suo pensiero, della sua opera e della sua coerenza. Con gratitudine e con sincera ammirazione. Grazie.

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