Libretti “dormienti” dopo 57 anni vuole indietro mille lire

di Roberto Covaz
“Se potessi avere mille lire al mese” cantava nel 1939 Gilberto Mazzi. “Se potessi avere le mille lire di mia moglie”, chiede oggi senza stonare Roberto Terlicher portatore tranquillo del morbo della curiosità: dove finiscono i soldi dei libretti al portatore che nessuno reclama alle banche?
Il libretto che l’ha mosso sulla strada della trasparenza era intestato a Fiorella Grinover, goriziana; nel 1954 frequentava la seconda B della scuola elementare Frinta in via Codelli. Fiorella a un certo punto con la famiglia si trasferisce a Milano, dove incontra Roberto che diventerà suo marito. La coppia vive in Lombardia e negli anni scorsi si trasferisce a Povoletto. Purtroppo la signora Fiorella muore nel settembre del 2010.
Da quel momento comincia l’indagine di Terlicher, che per ragioni di principio non certo economiche chiede - per ora inutilmente - di incassare quelle mille lire che oggi, 57 anni dopo, valgono a spanne 50 euro.
«Mia moglie mi raccontò - svela Roberto - che un giorno in classe alla Frinta si presentarono dei funzionari dell’allora Cassa di risparmio di Gorizia. Era una prassi proporre agli alunni, con il consenso dei genitori s’intende, aprire dei libretti al portatore. Su quello di mia moglie furono versate mille lire, non spiccioli per l’epoca. Così fecero anche molte delle sue compagne. Anzi, se qualcuna si riconosce nella foto la prego di contattarmi. A quel libretto nessuno pensava più finché, morta mia moglie, rimettendo in ordine la casa l’ho rinvenuto. E mi sono chiesto: perché non chiedere indietro quei soldi? Poi ho pensato, e so per certo, che di libretti cosiddetti dormienti ce ne sono un’infinità. E le banche se li tengono ben stretti».
Terlicher scrive alla direzione della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia il 15 aprile, ma fino a ieri non ha ottenuto soddisfazione alla richiesta di chiarimenti.
Da noi contattata, la Direzione rapporti con i media della banca così ha risposto: «Quando alla banca vengono avanzate richieste in ordine a rapporti di antica data, di cui non vi è traccia negli archivi informatici, è necessario svolgere complesse ricerche archivistiche al fine di poter fornire un riscontro».
Cassa di risparmio Fvg si è però impegnata a fare il punto della situazione nei prossimi giorni. L’obiettivo è di quantificare e chiarire i contorni dell’entità dei libretti dormienti.
È noto, ad esempio, che moltissimi furono abbandonati nel settembre del 1947 nelle filiali di Gorizia da persone che scelsero di restare nei territori dell’ex provincia isontina passati sotto l’amministrazione jugoslava. Dopo un periodo di dieci anni quei libretti ma non solo quelli furono fatti confluire in un unico fondo. Formalmente tutti i risparmi dimenticati sono ancora oggi esigibili da chi dimostra di avere titolo per riscuoterli.
«La verità è che ci sono migliaia di casi come il mio - è convinto Terlicher - e non serve molta immaginazione per stimare l’enorme valore che le banche, non solo la Cassa di risparmio Fvg s’intende, si trova a possedere».
Insomma, come si usa dire oggi, ogni banca ha il suo “tesoretto” frutto di dimenticanze. «Più si è migliori risultati si ottengono - esorta il signor Roberto - .Spero proprio che le ex alunne compagne di classe di mia moglie si facciano avanti e con loro tutte le persone che grazie a questo articolo si ricorderanno di possedere un vecchio libretto bancario».
E poi come tutte le storie anche questa ha una magia: quella di riportarci alle vecchie e sane lire.
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