L'omicidio di Giulio Regeni diventa un caso internazionale Venerdì pomeriggio i funerali a Fiumicello

TRIESTE La morte di Giulio Regeni diventa un caso internazionale e potrebbe essere sollevato in incontri tra esponenti Usa e egiziani. Lo scrive il New York Times che ricorda come siano previsti in questi giorni una visita del ministro degli Esteri egiziano Shoukry a Washington, dove vedrà Kerry, e una missione al Cairo dell'incaricata del Dipartimento di Stato Usa per i diritti umani. «È probabile che si parli del caso - scrive il Nyt - visto da molti come un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni».
Lo scorso agosto - ricorda il New York Times - durante una visita al Cairo del segretario di Stato Usa, John Kerry, funzionari americani avevano già criticato la situazione dei diritti umani nel Paese sotto la presidenza di Abdel Fattah al-Sisi. Nonostante questo, l'amministrazione Obama - sottolinea il quotidiano americano - continua ad elargire 1.3 miliardi di dollari in aiuti militari annuali all'Egitto. Una scelta che deriva, in parte, dell'importanza strategica del Paese come un baluardo contro i militanti dello Stato islamico nella regione, in particolare in Libia.
In queste ore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni, si trova in visita a Washington dove è atteso alla Casa Bianca dal presidente Barack Obama.
Intanto sono stati fissati per venerdì pomeriggio, a Fiumicello, i funerali di Giulio Regeni. Lo rende noto il sindaco Ennio Scridel, che ha avuto il via libera dalla famiglia del giovane. La cerimonia religiosa si svolgerà a partire dalle 14 nella palestra comunale di Fiumicello, un'ipotesi avanzata già nei giorni scorsi viste le piccole dimensioni della chiesa parrocchiale, ritenute insufficienti a ospitare coloro che vorranno partecipare alle esequie.
Non saranno funerali di Stato, ha precisato la famiglia, e certamente alla cerimonia seguirà un corteo pubblico fino al cimitero comunale dove Giulio verrà sepolto. «I funerali sono aperti a tutti - ha precisato il sindaco Scridel - le autorità se verranno parteciperanno in forma privata come liberi cittadini».
La salma giungerà venerdì mattina al paese da Roma (il feretro è ora all'Istituto di Medicina legale dell'Università La Sapienza). Sarà prelevata giovedì sera a Roma e portato in Friuli Venezia Giulia in auto. L'invito rivolto a coloro che parteciperanno ai funerali è di fare opere di bene e di non portare fiori. La famiglia Regeni ha riferito al primo cittadino di voler provvedere in seguito a distribuire i beni ai bisognosi. Il padre, la madre e la sorella di Giulio sono chiusi in casa e la strada dove abitano è presidiata dalla polizia locale che ne impedisce l'accesso a giornalisti e curiosi.
Sul fronte delle indagini emergono nuovi dettagli dall’autopsia, terminata nella nottata tra sabato e domenica, sul corpo dello studente friulano ucciso al Cairo. ll collo di Giulio Regeni ha subito una torsione talmente forte da spezzarsi. Uno dei suoi aguzzini gli stava di fronte e si è accanito con una ferocia in grado di torcergli il collo fino a produrgli la rottura del midollo spinale e una conseguente crisi respiratoria, alle quali è seguita la morte. Sul cadavere, inoltre, sono state rilevate fratture in varie parti del corpo, in aggiunta alla rottura indotta della colonna cervicale, che è stata la causa primaria della morte.
Lo stesso esame autoptico, non è però stato in grado di stabilire con certezza la data della morte del giovane. Sono stati valutati – secondo quanto è filtrato dall’istituto di medicina legale dell’università La Sapienza – i primi fenomeni cadaverici trasformativi e si attende ora l’esito di studi di laboratorio, che potranno durare anche più giorni, per fornire al pm che indaga contro ignoti per omicidio volontario – Sergio Colaiocco –, con significativo margine di approssimazione, la data della morte di Regeni: un elemento ritenuto di particolare rilievo per la ricostruzione dell’uccisione del dottorando di Cambridge.
Dall’Egitto, intanto, arriva la notizia riportata dal quotidiano “Al-Masry” – che cita non meglio precisate fonti interne – secondo cui il rapporto del medico legale del Cairo sosterrebbe che Regeni è stato ucciso 10 ore prima di essere ritrovato.
Voci, in ogni caso, mentre quello che sembra ormai assodato è che Regeni sia stato nelle mani dei suoi torturatori per più delle 36-48 ore ipotizzate inizialmente. Lo studente sarebbe stato in balia degli aguzzini per almeno tre, quattro, forse anche cinque giorni secondo i sospetti degli investigatori italiani arrivati venerdì al Cairo. Chiunque aveva per le mani Regeni, inoltre, non sarebbe mai stato intenzionato a fare ritrovare il corpo senza vita del ragazzo e soltanto di fronte alla minaccia dell’ambasciatore italiano Maurizio Massari di interrompere le relazioni diplomatiche, e soprattutto commerciali, con l’Egitto, il cadavere sarebbe stato abbandonato lungo l’autostrada che porta ad Alessandria.
Nonostante le parole del ministro degli Esteri Sameh Shoukry che ha assicurato «il massimo impegno affinché chiunque sia responsabile di questa tragedia riceva la punizione appropriata», la sensazione è che le autorità del Cairo siano quantomeno restie a collaborare con gli uomini dei carabinieri, polizia e Interpol inviati da Roma.
E l’ammissione di Ahmed Nagy, capo cancelliere della Procura di Giza, incaricata di condurre le indagini preliminari, che ha spiegato ad “Agenzia Nova” di «non aver ricevuto l’ordine di coordinarsi con il team di inquirenti italiani» avvalora il forte sospetto che in Egitto si stia cercando di preparare una verità di comodo da fornire agli investigatori del nostro Paese.
E non per nulla le autorità locali continuano a sostenere la tesi della criminalità comune anche se, ormai, pare evidente che Regeni sia finito nelle mani delle forze di sicurezza o dei servizi segreti egiziani. Finito in mezzo a una retata, come sostengono alcune fonti, oppure preso di mira singolarmente per impedirgli di raggiungere i suoi amici.
Ora c'è anche un video del Corriere tv dal quale emerge che nel punto dove sarebbe stato trovato il corpo di Giulio non c'è alcuna traccia: né di frenata, né di vetri o altri detriti, né di sangue.
Significa che Giulio è stato scaricato lì, se è vero che il suo corpo è stato trovato in quel punto, quando era già morto da tempo. Quando? L'autopsia svolta in Italia ancora non lo ha accertato: serviranno altri esami di laboratorio per stabilirlo anche se le condizioni in cui era il cadavere la sera del 3 febbraio farebbero risalire la morte a giorni prima.
Gi egiziani continuano ad andare per la loro strada, dunque, con buona pace del team di investigatori italiani che oggi, forse, potrà finalmente porre le proprie richieste alle autorità.
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