Slittano i funerali di Giulio Regeni. Depistaggi al Cairo La salma a Roma. Autopsia: "Morto per un colpo alla testa"

Il corpo presenta vare fratture e contusioni, causate dalle percosse subite. Una tac per stabilire con precisione giorno e ora del decesso. Rientrati a casa i genitori. Le esequie a Fiumicello saranno in forma religiosa e aperte a tutta la comuità locale per espressa volontà della famiglia. Ancora da fissare il giorno esatto, in ogni caso non prima di giovedì

ROMA Una carezza. Dolce, tenera e triste come solo quella di due genitori che hanno perso per sempre il proprio figlio è capace di essere. La carezza di papà Claudio e mamma Paola costretti a osservare la bara del loro Giulio che si allontanava dall’aeroporto di Fiumicino diretto all’istituto di medicina legale La Sapienza per l’autopsia sul corpo del ricercatore friulano ucciso al Cairo disposta dalla Procura di Roma che indaga contro ignoti per omicidio volontario.

Erano partiti una settimana prima, dopo la telefonata della Farnesina che li avvisava della scomparsa di Giulio nella capitale egiziana avvenuta nella serata di lunedì 25 gennaio. Giorni di speranza, di preghiera e di fiducia nel lavoro della diplomazia italiana e, soprattutto, della polizia del Cairo.

Poi, mercoledì, l’ambasciatore italiano in Egitto Maurizio Massari e il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi li hanno raggiunti nell’appartamento di Dokki, dove fino a pochi giorni prima dormiva Giulio assieme a tre coinquilini ascoltati ieri degli inquirenti egiziani, per comunicare loro il ritrovamento senza vita del figlio in un fosso lungo l’autostrada che collega il Cairo ad Alessandria. Quel figlio che «resterà per sempre il nostro faro» hanno ripetuto anche ieri Claudio e Paola dopo averlo scritto agli amici nelle ore seguenti alla tragedia.

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Sabato mattina sono saliti su un volo della Egypt Air per riportare in Italia il feretro del loro primogenito. L’aereo con a bordo la salma di Giulio Regeni è atterrato a Fiumicino poco prima delle 14. Ad attenderlo, assieme ai genitori e in rappresentanza del Governo, c’era il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

«Sono qui per manifestare il mio profondo cordoglio, quello del governo e la vicinanza alla famiglia – ha detto –. Ma sono qui anche per affermare la volontà del governo che venga raggiunta al più presto la verità e sia fatta giustizia, assicurando alla giustizia i responsabili. Chiediamo piena collaborazione alle autorità egiziane e chiediamo loro di agire con determinazione e con rapidità. Da parte nostra abbiamo assicurato da subito piena collaborazione».

In precedenza, da Amsterdam, aveva parlato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni facendo capire all’Egitto di non essere disposto ad accettare verità di facciata dopo il fermo di venerdì, poi revocato, di due sospetti al Cairo. «Da quello che ho sentito – ha detto – sia dall’ambasciata che dagli investigatori italiani che collaborano con l’Egitto siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto o chiarito cosa sia successo. Credo che bisogna lavorare e che bisogna che questo lavoro possa essere fatto insieme».

A Fiumicino c’era anche il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini. «Abbiamo conosciuto i genitori di Giulio – ha spiegato –. Due persone splendide che nella loro dignitosa sofferenza sono un esempio per tutti gli italiani».

Il feretro ha poi lasciato lo scalo romano. In un’auto del corteo funebre c’erano anche il padre e la madre che hanno raggiunto poco dopo le 15.30 l’istituto di medicina legale dell’università La Sapienza. L’esame autoptico è stato affidato al medico legale Vittorio Fineschi, coadiuvato da un team di radiologi e tossicologici.

Il padre di Giulio ha ufficializzato alla procura di Roma la nomina dell’avvocato Alessandra Ballerini quale proprio legale e ha indicato due consulenti medico-legali, uno dei quali ha partecipato all’esame autoptico. L’autopsia sul corpo martoriato del dottorando di Cambridge è durata più del previsto ed è terminata soltanto a tarda sera.

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Gli esiti degli accertamenti, stando almeno alle indiscrezioni, sembrerebbero confermare la morte di Giulio per un colpo ricevuto in testa, a ll'altezza della nuca: secondo l'Ansa, si tratterebbe della rottura indotta della colonna cervicale determinata quasi certamente da una torsione innaturale del collo del giovane da parte di una persona che gli stava di fronte, che ha avuto come conseguenze la rottura del midollo spinale e una crisi respiratoria, alle quali è seguita, infine, la morte.

Il corpo del ragazzo, abbandonato in strada all’aperto, presenta ovunque lesioni e abrasioni la cui natura sarebbe compatibili con ripetute percosse. Sulle parti sporgenti del volto di Regeni, in particolare, sono evidenti alcune contusioni. Tracce di bruciature, invece, non sarebbero state individuate.

Il cadavere, riconosciuto ufficialmente dai genitori nel pomeriggio di sabato al Policlinico Umberto I prima che cominciasse l’accertamento autoptico, è stato sottoposto a tac, a radiografia e a un esame tossicologico anche per definire con precisione il giorno e l'ora della morte.

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Intanto, il pm Sergio Colaiocco ha firmato domenica mattina il nullaosta per la restituzione ai familiari della salma di Giulio: domani, lunedì, il cadavere del ventottenne lascerà l'istituto di Medicina legale La Sapienza e sarà trasferito in Friuli Venezia Giulia. Slittano i funerali in programma a Fiumicello, inizialmente annunciati per martedì. Si terranno non prima di giovedì 11 febbraio: si vuol dare il tempo ai molti amici del ragazzo sparsi per il mondo di raggiungere il Friuli Venezia Giulia. I genitori di Giulio, invece, sono già rientrati a casa: giunti domenica sera a Ronchi dei Legionari con un volo di linea, sono stati accolti dalla governatrice Debora Serracchiani. Poi una scorta li ha portati nella loro villetta di Fiumicello.

Le esequie di Regeni, per espressa volontà della famiglia, saranno svolti in forma religiosa e aperti alla partecipazione della comunità locale. Una partecipazione all’insegna di una grande, toccante e lucida dignità. La stessa – lo raccontano tutti quelli che sono stati con loro – manifestata sabato da papà Claudio e mamma Paola. Nessuna rabbia, nessun desiderio di vendetta. Nonostante il dolore e l’incubo di rientrare in Italia, a casa, con il loro Giulio chiuso in una bara.

Sulla tragica morte di Giulio Regeni è intervenuto anche il procuratore di Trieste Carlo Mastelloni. «La morte di Giulio è un delitto di complicata risoluzione, consumato in uno scenario internazionale delicatissimo dove l'Egitto è riuscito a rialzarsi con fatica da un rivolgimento interno».

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Mastelloni lo afferma ricordando che «l'esperienza giudiziaria in proposito insegna», alludendo a casi di omicidi o scomparsa di giornalisti italiani all'estero i cui colpevoli non sono mai stati individuati. Cita l'esempio di «Graziella De Palo e Italo Toni, due giornalisti scomparsi nel 1980 a Beirut nel corso di un'inchiesta su un presunto traffico d'armi internazionale attribuibile ad ambienti del Fplp di George Habash e dell'Olp di Yasser Arafat. Mi occupai del caso a seguito di un conflitto di competenza con l' Autorità giudiziaria di Roma, ma dei due italiani non si è saputo più nulla, né mai sono stati trovati i loro corpi».

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