L’ultimo saluto a Mazzega della comunità di Muzzana «Francesco vola libero»

Muzzana 5 dicembre 2019 Funerale Mazzega ©Foto Petrussi
Muzzana 5 dicembre 2019 Funerale Mazzega ©Foto Petrussi



«Ora vola libero». Così, una cugina, ha concluso il ricordo di Francesco, «quel ragazzo buono e gentile» che faceva ridere tutti i cugini, al fine della cerimonia funebre celebrata da don Samuele Zentilin, nella chiesa parrocchiale. Tutta la comunità muzzanese, ma anche tanta gente proveniente dalla Bassa e volontari dell’Unitalsi di cui il padre era volontario, si è stretta attorno alla famiglia Mazzega, nel difficile momento dell’addio al loro unico figlio, quel figlio con il quale negli ultimi due anni avevano condiviso ogni momento e ogni sofferenza: dall’uccisione della fidanzata Nadia Orlando alla tragica scelta dell’uomo dopo la condanna bis a 30 anni di carcere. La gente di Muzzana ha voluto far sentire meno sola questa famiglia così duramente provata e portarle quel conforto che solo la vicinanza delle persone può dare.

Il corteo funebre arrivato puntuale alle 14.30 sul sagrato della chiesa dove ad attenderlo c’era don Samuele e tanta gente, mentre la chiesa era già piena. Una bara chiara con sopra dei fiori rossi e bianchi, come espressamente richiesto dai genitori che hanno invitato a devolvere eventuali donazioni ad Emergency e Medici senza frontiere, è stata portata in chiesa seguita da mamma Edda e papà Lorenzo sui cui visi traspariva tutto il loro grande dolore. La cerimonia ha avuto inizio con la lettura della lettere inviata dal vescovo Andrea Bruno Mazzocato, alla famiglia e alla comunità tutta. E poi la cerimonia dove don Samuele, fortemente provato da questa tragica vicenda che lo ha molto coinvolto, nulla ha lasciato al caso: dalle letture di San Paolo su temi come la fede, la speranza e la carità, ma anche l’amore, all’amaro sfogo sulla mancanza di perdono, condivisione e compassione.

Ha parlato di parole “come macigni”, e del dolore. Il sacerdote ha rimarcato di aver pregato a lungo per cercare le parole, quelle parole che gli sono arrivate da Dio, parole vere «che ci aiutino a sopportare, portare e condividere questo altro estremo dolore. Ho trovato nell’inno all’amore di San Paolo una scuola di vita che spesso dimentichiamo e che riteniamo superflua o superata – ha detto – ma che è l’unica che ci può veramente riscattare ed aiutare a risollevarci dalla profonda angoscia nella quale siamo sprofondati». Rivolgendosi a Dio ha ricordato che «è morto per me, è morto per Nadia, è morto per Francesco, è morto per amore». Ed è stato questo uno dei passaggi in cui ha ricordato Nadia, Francesco e i loro genitori che ha affidato al Signore, «e preghiamo perché tutti possano ritrovare la vera pace, quella che viene a portare il Dio Bambino nel suo Natale». È stata poi la volta di una cugina, che ha ricordato un Francesco diverso da quello che è emerso in questi due anni, quello di un ragazzo con «il piccolo grande sogno di volare via», volare lontano, fino ai Caraibi per aprire un bar davanti al mare. Dei suoi trascorsi sportivi, di come faceva ridere i cugini «quando ci trovavamo dalla zia Maria: magari le avessimo chiesto di darci i numeri del Lotto, forse vincevamo e le cose sarebbero andate diversamente».

Ha parlato di un ragazzo «intelligente e serio», ricordando la dignità con la quale affrontava il lungo corridoio del Tribunale «andando incontro a chi ti ha insultato e denigrato. Vola cugino, ora vola libero». Al termine è scrosciato un lungo spontaneo e toccante applauso. E infine della messa la lettera letta da un parente a nome della famiglia, dove hanno ringraziato tutti quelli che si sono adoperati in questi mesi, forze dell’ordine comprese, «e voi che siete qui oggi». Dopo la benedizione ha preso il via il mesto corteo fino al cimitero dove da oggi Francesco Mazzega, riposa in pace, quella pace su cui si è più volte soffermato don Samuele invocando il silenzio e la preghiera. Quello che a cerimonia finita ha molto colpito, è stato il mesto rientro della gente nelle proprie abitazioni, in silenzio come quasi avessero paura di disturbare il dolore di questa famiglia che da ieri si trova a dover sopportare il vuoto lasciato da quel ragazzo, il loro unico figlio. «Andate in pace la messa è finita», mai come ieri le parole di fine messa del sacerdote celebrante hanno avuto un così grande significato e come ha aggiunto una anziana signora, «adesso lasciamolo in pace». —



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