Maturità, orali al via tra Giovenale e i Doors

È iniziato ieri per molti studenti triestini il rush finale, l’esame orale di maturità, ultimo spauracchio prima delle agognate vacanze estive. E si reagisce alla prova in maniera diversa, un po’ in base al carattere: i più timidi lo temono più degli scritti, per la paura di andare nel panico davanti alla commissione; i più disinvolti invece chiacchierano con gli amici e compagni venuti ad assisterli. La dinamica è un po’ la stessa in tutte le scuole, anche se la data d’inizio degli orali, fissata dai singoli istituti, differisce: ieri hanno iniziato, tra gli altri, i liceali del Petrarca e del Galilei e i maturandi del Max Fabiani, mentre per gli studenti del Dante, del Carducci e del Volta la macchina degli orali si metterà in moto tra fine settimana e l’inizio della prossima.
Si parte con la tesina, sulla quale la fantasia dei ragazzi si è scatenata a briglia sciolta: al Petrarca c’è chi ha scelto i Rolling Stones e i movimenti di contestazione degli anni ’60 e ’70, chi ha preferito concentrarsi sui sette peccati capitali nella letteratura e nella filosofia, chi sulla figura di Jim Morrison dei Dorrs; mentre al Galilei le tesine trattano temi come i simboli massonici nell’arte, il razzismo nello sport, la vita e il futuro dell’universo.
«All’inizio ero un po’ spaventata – racconta all’uscita dall’esame la studentessa del Petrarca che ha scelto la tesina sui Rolling Stones – ma la commissione ha fatto di tutto per mettermi a mio agio, così mi sono rilassata un po’ e sono riuscita a rispondere alle loro domande. Dal gruppo di Mick Jagger sono passati a chiedermi quale fosse la forza che interviene quando le pietre rotolano». L’importante, concordano gli amici, è seguire i collegamenti proposti dalla commissione, che spaziano solitamente di materia in materia. «Nel complesso non è stato un esame difficile – spiega una studentessa del Galilei, che ammette di aspirare a un voto alto e snocciola una dopo l’altra le domande che le hanno fatto, non proprio semplicissime -: gli argomenti su cui mi hanno interrogato me li aspettavo quasi tutti, dall’affaire Dreyfus a Zola, da Verga a Giovenale, al tempo in Beckett».
All’uscita dall’esame si ride e si scherza, confrontandosi con i colleghi, e anche i più timidi finalmente si rilassano e riacquistano un po’ di colore in viso. Non c’è tutta questa fretta di fuggire, anche se quando li interroghi sui loro programmi futuri c’è chi ti racconta che vuole provare a entrare alla Normale di Pisa e chi invece preferisce restare sul futuro prossimo: «Vado subito a prendermi lo zaino e il costume a casa – dice la pallida studentessa che ha risposto senza problemi alle domande su Beckett e Zola - poi piglio al volo il bus per Barcola». È il vantaggio degli studenti triestini: dopo l’esame possono correre al mare e recuperare subito l’abbronzatura perduta a suon di studio matto e disperatissimo.
Giulia Basso
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