Granbassi, Micol, Tonut e Toniolo: ecco i tedofori lungo le vie di Trieste aspettando Milano Cortina
Il 23 gennaio la fiaccola olimpica arriverà in città nel percorso verso Milano Cortina 2026. Scelti quattro sportivi di spicco del territorio di diverse discipline: «Emozionati e orgogliosi»

Il 23 gennaio la fiaccola olimpica arriverà a Trieste, una delle tappa del viaggio che la condurrà a San Siro per la cerimonia di apertura di Milano Cortina 2026. Accesa a Olimpia il 26 novembre e arrivata in Italia il 4 dicembre, la torcia attraverserà in 63 giorni tutte le regioni italiane, percorrendo 12 mila chilometri attraverso oltre 3 mila Comuni. Il Friuli Venezia Giulia sarà attraversato dalla fiamma dal 23 al 25 gennaio, con tappe in 13 Comuni e tre siti Unesco, tra cui Aquileia: oltre a Trieste, passerà per Udine il 24 gennaio e per Pordenone il 25.
A portare il fuoco olimpico per le strade del capoluogo regionale saranno quattro atleti triestini: Margherita Granbassi, schermitrice con due bronzi olimpici a Pechino 2008 e un oro mondiale 2006; Alberto Tonut, cestista campione d’Europa nel 1983; Giovanna Micol, velista olimpica a Pechino e Londra, e Veronica Toniolo, judoka reduce da Parigi 2024.
«Già l’idea mi emoziona moltissimo – racconta Granbassi –. Quando ho saputo che avrei fatto parte dei tedofori sono stata felice: è un modo diverso di vivere l’Olimpiade, che nella mia vita ho attraversato in tante vesti diverse».
«Questa convocazione la considero il coronamento della mia carriera», dice Tonut, 63 anni e una lunga storia sportiva che lo ha visto giocare a basket fino a 47 anni. «Mi ha fatto tornare indietro nel tempo, alle emozioni di quando giocavo. È bello sapere che quello che ho fatto non è stato dimenticato». La sua carriera, dice, non è stata «ricchissima di risultati», ma segnata da grandi momenti: l’oro europeo del 1983 e la delusione delle Olimpiadi di Los Angeles 1984, da cui fu escluso all’ultimo momento. «L’anno prima però ero diventato campione d’Europa». Il sogno olimpico si è poi realizzato attraverso il figlio Stefano, a Tokyo 2020: «È stato come se fossi lì anch’io».
Per Granbassi, la fiaccola rappresenta una tappa ulteriore di un percorso iniziato da bambina. «Ho cominciato guardando i Giochi in tv, poi da tifosa ad Atlanta nel 1996, poi da atleta, vincendo due medaglie. Poi sono tornata alle Olimpiadi come opinionista e telecronista. Ogni volta è stato sempre più bello di come me lo immaginassi». Ora la attende un’esperienza nuova: «Sono curiosa di capire che emozioni mi provocherà. La torcia è un simbolo potentissimo: il fuoco dell’olimpismo, i valori, l’idea di far parte di una catena enorme di persone».
Anche per Giovanna Micol, che nel 2024 ha vinto con Luna Rossa la Puig Women’s America’s Cup dopo le Olimpiadi di Pechino e Londra, essere tedofora ha un significato profondo. «Sono emozionata e curiosa. È un piacere portare la fiamma per chi vivrà l’esperienza olimpica. I Giochi lasciano ricordi indelebili che ti fanno crescere».
Le istruzioni per i tedofori arrivano per gradi. «So che dovrò correre circa 300 metri con la torcia, ma non so ancora il percorso preciso», spiega la velista. Ogni tedoforo indosserà una divisa ufficiale bianca, con inserti luminosi e dettagli riflettenti, oltre a berretto e guanti protettivi. La torcia va impugnata con attenzione: «Va afferrata nella parte bassa, perché la parte centrale può diventare caldissima». Il momento più suggestivo ha un nome poetico: Torch Kiss. «È l’istante in cui, durante la staffetta, le torce si incontrano per trasmettersi la fiamma. La fiaccola deve restare in verticale, altrimenti il fuoco si spegne».
Per Tonut, che dovrà sottoporsi a un’operazione al ginocchio dopo l’evento, la distanza da percorrere è cruciale. «Mi sono assicurato che ci fossero pochi metri da coprire: difficilmente mi vedrete correre, ma certamente si noterà la mia emozione». Per Micol il simbolo olimpico assume un peso particolare in questo momento storico. «Le Olimpiadi rappresentano il confronto pulito, al di là dei confini e delle criticità politiche. Nella storia sono state un’occasione per esprimere ideali di libertà e pace. Non siamo in un momento semplice, perciò è ancor più bello pensare di poter competere senza barriere».
Tra i tedofori del Nord Est spiccano nomi celebri: a Vicenza il 20 gennaio sarà Gelindo Bordin ad aprire la staffetta veneta, seguito a Padova dai fratelli Bergamasco e da Novella Calligaris, a Venezia da Red Canzian e Cristiana Capotondi. Dopo Trieste, Udine e Belluno, gran finale a Cortina il 26 gennaio. —
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