Miracco: «Fare l’assessore? Un’autentica disgrazia»

Il neo-responsabile alle politiche culturali del Comune replica alle polemiche: «Amo molto Trieste Nonostante Galan la mia è una storia di sinistra. Rimane la mostra di Kounellis»

«Ho poco da dire e molto da fare». Franco Miracco, il consulente diventato assessore alle Politiche culturali di Trieste, non vorrebbe dire nulla. Il “dead man walking” (definizione dell’ex assessore Maurizio Consoli) non vuole parlare neppure ora che è entrato ufficialmente in giunta. «C’è molto da lavorare. Non amo parlare», dice Miracco diventato assessore per la prima volta a 73 anni. Mai dire mai. Miracco, nato a Cervarese Santa Croce (provincia di Padona) nel 1940, ha un curriculum lungo 4 pagine. Quello di Trieste, ottenuto nell’età della pensione, è il primo vero incarico politico dopo una vita da portavoce, consulente, capo addetto-stampa (è giornalista pubblicista) con una laurea in Lettere e Filosofia con indirizzo storico artistico conseguita alla Sapienza di Roma (tesi sulle avanguardie storiche nella Venezia del primo Novecento). «Non ho certo cercato io questo incarico. Non è mica un regalo. È una fatica bestiale. Fare oggi l’assessore in un Comune è una disgrazia. Dal punto di vista economico, della fatica e della salute. Uno lo fa solo per un impegno di tipo civile».

La promozione ad assessore arriva con la giunta di centrosinistra di Roberto Cosolini. Curioso per uno che ha passato oltre 10 anni da uomo ombra del doge di Forza Italia Giancarlo Galan prima alla Regione Veneto e poi ai ministeri dell’Agricoltura e dei Beni culturali. «La mia storia è tutta di sinistra. Non sono nato 10 anni fa» assicura Miracco. Un passato nel Pci come l’ex ministro Sandro Bondi.

Il sindaco è convinto della scelta dopo averlo sperimentato per quasi un anno come consulente. «Una consulenza che stava portando dei risultati» assicura Cosolini senza entrare troppo nel merito. Il lavoro di Miracco, al di là di qualche anticipazione, resta alquanto misterioso. «Avrei dovuto portarlo di più a farsi conoscere. Probabilmente qualche pregiudizio sarebbe già stato superato». Il neoassessore, tuttavia, non ha fretta di farsi conoscere. Ha letto un centinaio di libri sul “caso” Trieste (dall’identità di frontiera di Magris e Ara fino a “Trieste, o del nessun luogo” di Jan Morris ) e sta lavorando a un progetto. «Amo moltissimo Trieste, la sua cultura e la sua storia - ripete l’assessore -. Vedo se mi riesce di dare una mano in tempi difficile. C’è da portare avanti le iniziative già previste e stabilite, a partire da TriestEstate. Questa è la prima scadenza. Ma poi c’è tutto il resto. C’è da lavorare e riflettere». Meglio non anticipare troppo. Subito dopo l’annuncio della mostra di Jannis Kounellis (il 3 febbraio scorso) è sparito di colpo il Magazzino 26 del Porto Vecchio finito dentro la diatriba tra Portocittà e Authority portuale. «Il progetto della mostra rimane, ma sarà un’altra cosa non avendo più a disposizione il fascino di quel sito» racconta Miracco. L’idea è di collocare la mostra tra l’ex Pescheria e il Revoltella. E resta aperta il canale di una collaborazione con la Collezione Guggenheim di Venezia per una mostra nel 2014 sulla Grande Guerra. «Ho un’esperienza lontana di lavoro per gli assessorati alla Cultura di grandi città che disponevano di molti finanziamenti e strutture». Miracco è stato, infatti, responsabile delle mostre del Comune di Venezia (dal 1977 al 1981, più di 100 eventi espositivi realizzati stando al curriculum) e Roma (dal 1981 al 1983). Più recente il ruolo alla Regione Veneto e la presenza nel cda della Biennale di Venezia. «Più che il portavoce di Galan - spiega Miracco - ho fatto l’assessore-ombra. La mia esperienza è una sfida perché bisogno mantenere aperte le possibilità di sviluppo del sistema culturale triestino nella, non dico indigenza, ma precarietà di finanziamenti notevolissima. Mi fermo qua». Inutile esistere. Tra le prime cose da assessore cose dovrà tagliare oggi il nastro alla mostra del Michelangelo mancato, Ricardo Cinalli, all’ex Pescheria. La prima mostra del suo assessorato: «La metafora del perturbante». Mercoledì mattina (ore 9, sala del Consiglio comunale) gli toccherà l’audizione in Commissione culturale sul caso del Curatorio mancato del Museo Revoltella. Si inizia sempre dalle cose inutili.

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