Monfalcone, sull’amianto Cisint chiede i danni ad Altran

Diffida e messa in mora per la transazione del Comune con Fincantieri e la rinuncia alla costituzione di parte civile
Bonaventura Monfalcone-01.11.2016 Candidate sindaco Cisint-Altran-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-01.11.2016 Candidate sindaco Cisint-Altran-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE L’atto è stato consegnato mercoledì dai messi comunali al consigliere del Pd, Silvia Altran. Si tratta di una diffida e messa in mora firmata dal primo cittadino Anna Maria Cisint. Di mezzo c’è la transazione in ordine alla rinuncia alla costituzione di parte civile del Comune ai processi per le vittime dell’amianto. Transazione sottoscritta il 22 luglio 2015 dalla società Fincantieri e dall’allora sindaco Altran. Centoquarantamila euro a favore dell’ente per l’uscita definitiva dai procedimenti penali. Soldi impegnati dal Comune per l’istituzione del Centro interdipartimentale per la ricerca multidisciplinare sull’amianto. Con la transazione il Comune era uscito dai processi bis e ter celebrati al Tribunale di Gorizia. Una scelta, quella approvata nella giunta convocata da Altran in piena estate, che aveva fatto discutere. Cisint, allora all’opposizione, aveva presentato un esposto, poi archiviato dalla Procura su decreto del Giudice per le indagini preliminari.

Mercoledì alla Altran è stato recapitato l’atto di diffida e messa in mora, sulla scorta dell’approvazione in Consiglio del mandato al sindaco Cisint ai fini della costituzione di parte civile dell’ente al prossimo processo quater. Altran, in virtù del ruolo allora ricoperto e come tale sottoscrittrice dell’atto transattivo per il quale «ha rinunciato ai già acquisiti diritti risarcitori passati e futuri», viene ritenuta responsabile del «danno arrecato alla comunità monfalconese prima ancora che all’amministrazione comunale in quel momento da lei rappresentata», scrive Cisint.

La deliberazione di giunta e la successiva sottoscrizione dell’accordo transattivo, sostiene sempre il sindaco, ha «impegnato la città a rinunciare ad ogni tutela nei confronti di una tragedia i cui effetti sono tutt’oggi presenti senza soluzione di continuità». Cisint la definisce «una pietra tombale» sull’intera vicenda amianto. E argomenta: «Il danno cagionato da tale incomprensibile decisione è gravissimo ed ingente già per il passato e potrebbe essere anche maggiore nel caso in cui l’azione che questa amministrazione ha intrapreso nell’impugnare la transazione trovasse esito negativo, incontrando il suo limite negli atti da lei sottoscritti». Per questo, conclude il sindaco nella diffida-messa in mora, «è mio obbligo, per la tutela della città, ritenerla già da ora personalmente responsabile di ogni danno che troverà sua fonte nell’atto di disposizione sottoscritto in data 22 luglio 2015».

Un atto, dunque, con ogni effetto di legge. Attraverso il quale quindi vengono chiamati in causa non solo gli asseriti «danni» per i due procedimenti penali pregressi, ma anche quelli dei successivi processi, qualora il Comune di Monfalcone non riuscirà a costituirsi parte civile. La diffida e messa in mora nei confronti di Altran, peraltro, ha una ragione tecnico-giurisprudenziale, considerando che il tempo di prescrizione circa il danno economico è di 5 anni. Con ciò tenendo conto anche degli oneri legali sostenuti dall’attuale amministrazione comunale. Il tutto è destinato ad approdare alla Procura della Corte dei Conti, contestualmente all’atto di costituzione di parte di civile del Comune di Monfalcone al processo quater. In parallelo, attraverso un procedimento distinto, è pronta anche l’azione legale circa la richiesta di nullità dell’atto transattivo che sarà presentata in sede civile. La costituzione di parte civile al prossimo processo e l’impugnazione dell’atto transattivo sono state affidate dall’amministrazione comunale all’avvocato Caterina Belletti.

Il sindaco Cisint ha affermato: «Abbiamo dovuto intraprendere questa azione legale perché riteniamo di avere motivi validi per revocare la transazione extragiudiziale potendo quindi recuperare il diritto ai risarcimenti a favore della comunità monfalconese, al netto dell’incommensurabile danno etico e morale. Riteniamo che Altran, attraverso la deliberazione nel 2015 abbia manifestato una chiara volontà di rinuncia, mentre poi con la sottoscrizione dell’atto transattivo, abbia inspiegabilmente accettato anche clausole superiori a quelle autorizzate nella stessa delibera. Ritengo inoltre che vada considerata la responsabilità della giunta di allora e della stessa maggioranza che appoggiò in Consiglio la scelta del sindaco».

 

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