"Mostro di Udine", la Procura apre un nuovo fascicolo

UDINE. Maria Luisa Bernardo non aveva ancora 26 anni quando fu uccisa, nel 1976. Il suo cadavere, martoriato da ferite da punta e da taglio, fu trovato il 22 settembre 1976 nella zona di Moruzzo. La giovane era stata forse aggredita il giorno precedente nella sua auto. Maria Carla Bellone aveva invece 19 anni quando fu uccisa, nel 1980, il suo corpo seviziato fu trovato in una stradina di campagna nei pressi di Pradamano il 19 febbraio 1980: scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 febbraio fu aggredita, strangolata e strozzata.
Entrambi i delitti, irrisolti, furono inseriti in una lista di 9 cold case risalenti al periodo 1971-1989 e avvenuti in Friuli. Per almeno 4 di questi si era ipotizzato uno stesso serial killer, il «Mostro di Udine», mai identificato.
Oggi, a maggio 2019, a distanza di quarant'anni, la Procura di Udine ha riaperto le indagini sull'uccisione delle due giovani. La speranza è aggrappata alle analisi su alcuni reperti che il Procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, ha deciso di affidare ai Carabinieri del Ris di Parma «per non lasciare nulla di intentato», dopo la richiesta di riapertura delle indagini avanzata a marzo dall'avvocato dei familiari, Federica Tosel.
Un preservativo usato e alcuni capelli provenienti dalla scena del crimine perpetuato contro la Bernardo; uno spinello raccolto nel luogo dell'uccisione della Bellone. Sono i reperti che verranno trasferiti nei prossimi giorni a Parma per cercare in essi tracce di Dna e, in caso positivo, per capire se siano decrittabili e confrontabili. «Non possiamo parlare di svolta nelle indagini. Sono atti dovuti, vediamo se abbiamo fortuna», spiega De Nicolo, evitando di usare toni trionfalistici.
I reperti, conservati da oltre 40 anni negli archivi della Procura, erano stati ritrovati all'interno dei fascicoli d'indagine rispolverati durante le riprese della docu-serie Il mostro di Udine, in onda da oggi 22 maggio su Crime+Investigation su Sky. Oltre a Bernardo e Bellone, la docu-serie ricostruisce la tragica fine di Marina Lepre, Luana Gianporcaro, Aurelia Januschewitz, Irene Belletti, Jacqueline Brechbuhler, Maria Bucovaz e Stojanka Joksimovic. Donne uccise mentre si aggiravano per le strade di notte, da sole. Alcune - ricostruisce il programma - si prostituivano, altre si drogavano, altre ancora avevano problemi di alcolismo. Tutte - è la conclusione a cui giunge il documentario - possibili vittime di un maniaco sessuale o assassino.
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