Muggia in festa per i 100 anni di Etta

MUGGIA. Cento candeline sulla torta di compleanno. Muggia festeggia la sua sesta centenaria, Antonia “Etta” Russignan, nata il 17 novembre 1915, figlia di Maria Derin e Antonio Russignan (più conosciuto come Toni Birbo). Una famiglia, la sua, conosciuta a Muggia per essere stata per intere generazioni composta da pescatori e “paroni de barca”, che spesso hanno esercitato anche l’attività di vendita nelle vecchie pescherie oramai scomparse.
«Avevo vent’anni o poco più, mio papà Toni pescava e la mamma aveva il banco di vendita alla Pescheria Centrale sul Mandracchio: la vita anche se modesta scorreva abbastanza tranquilla», racconta Etta. A complicare le cose, però, a partire dal 1937, ci pensò il regime fascista. «Ogni piccolo diverbio o protesta per un miglioramento o qualsiasi idea contraria, erano duramente contestati e puniti - ricorda Russignan -. Nell’agosto dello stesso anno avvenne a Muggia un gravissimo fatto. Un giovane antifascista, Mario Rossetti, dopo un diverbio con un gruppo di fascisti nella Trattoria “da Cattai” (oggi Primavera), fu ucciso a revolverate in Piazza Marconi».
Un episodio che segnò profondamente la vita dei Russignan, così come ciò che ne seguì: un funerale pubblico a cui partecipò una marea di gente nonostante i divieti del regime, e una serie di successivi interrogatori, che portarono una trentina di condanne al confino. Diversi antifascisti furono costretti a espatriare per sottrarsi alla cattura; molti di quelli che avevano partecipato ai funerali, dopo il rilascio e l’ammonizione, non trovarono più lavoro. «Checco Birbo, mio fratello, - dice Etta - fu spedito a Ventotene, la famosa isola degli irriducibili. Io fui confinata nel paese di Miglionico, vicino a Matera, un paese della Basilicata situato tra due fiumi e arrampicato su una collina rocciosa». Anche mamma Maria, fu inviata in un paese della stessa provincia dopo che le fu revocata la licenza della pescheria. Per fortuna tutti riuscirono a tornare a Muggia, tranne il fratello che finì nel campo di concentramento di Dachau riuscendo però a fare ritorno in patria.
Nel dopoguerra la famiglia Russignan ritornò all’antico mestiere allestendo una pescheria in calle Oberdan e in seguito un piccolo chiosco in via Borgolauro. Etta si sposò con un giovane di Avellino, Nicola Marino. Ebbero un figlio maschio, due nipoti e finalmente una vita serena che l'ha portata a raggiungere il traguardo dei 100 anni. (r.t.)
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