Muore a vent’anni tradito dal “Gps”

Una festa tra monti e nuvole, a base di musica e cocktail. Una discesa a bordo di un gatto delle nevi, terminata sull’altro versante rispetto a quello in cui, al mattino, era stata posteggiata la macchina. La scelta di risalire a piedi un pezzo di montagna, lungo una pista da sci, per poi tagliare nel bosco, confidando così di poter raggiungere presto il parcheggio giusto. E un’applicazione gps del telefonino che segnava una strada che non c’era. O che forse c’era per davvero, ma che non era facile da trovare né da percorrere, col ghiaccio sotto le scarpe, mentre si faceva sera.
È una lunga fila di maledette coincidenze quella che domenica sullo Zoncolan si è portata via i vent’anni di Elia Ghisellini, il ragazzo triestino scivolato in un burrone mentre stava tornando appunto da una festa in un rifugio del comprensorio turistico della Carnia in compagnia di un amico. Giovane a sua volta e triestino pure lui (e del quale non sono state rese note le generalità dai soccorritori), che si è invece salvato poiché - stando almeno alle prime ricostruzioni dell’accaduto - si è fermato qualche metro prima che la stradina in quel bosco si facesse troppo pericolosa.
Ghisellini è morto nella notte tra domenica e ieri all’ospedale di Tolmezzo, dove era arrivato in condizioni disperate nella stessa tarda serata di domenica, alla fine di un complicatissimo intervento di recupero di cui si erano resi protagonisti i volontari del soccorso alpino di Forni Avoltri, giunti sul posto al calare del buio insieme ai sanitari del 118 e alle locali squadre di guardia di finanza, polizia, carabinieri, vigili del fuoco e corpo forestale di turno dalle parti dello Zoncolan. Era stato proprio l’amico - con cui lo sfortunato Elia aveva condiviso dapprima le emozioni della festa e poi i dubbi e le paure di un rientro verso l’automobile rivelatosi impossibile - a dare l’allarme subito dopo la fatale scivolata e a innescare la macchina dei soccorsi in zona impervia. E proprio ieri, a disgrazia purtroppo ormai consumata, si sono iniziati a conoscere anche i primi dettagli del drammatico dopo-festa. Primo fra tutti il fatto che i due ragazzi, al mattino, per arrivare sullo Zoncolan e dirigersi quindi verso Baita Goles - dove quasi ogni domenica si fa musica dal vivo, si balla, si mangia e si beve, e dove stavolta era in programma l’evento clou della stagione “Mojito ti amo” - avevano lasciato l’auto sul versante di Ravascletto mentre al pomeriggio, per scendervi, siccome si erano fatte più o meno le cinque e gli impianti usati all’andata erano già fermi, avevano preso il gatto delle nevi messo a disposizione dagli organizzatori e diretto però a un parcheggio sopra Sutrio, a quota 1.200, nei pressi dell’albergo Enzo Moro.
Sull’altro versante della montagna dunque. Immaginando a quel punto di poter riguadagnare l’area di sosta dalle parti di Ravascletto senza incappare in brutte sorprese, si sono fidati presumibilmente delle luci che venivano dalle case più sotto, del proprio orientamento e di quello che dava loro il gps. Lì per lì non hanno chiesto passaggi alle altre persone scese sul gatto delle nevi e hanno iniziato a risalire un pezzo della cosiddetta Pista Uno, poi - quand’erano ormai le sei e il sole se ne stava andando - hanno imboccato un tracciato verso il bosco, sicuri evidentemente di far prima. È una strada forestale che sfocia in un ripido sentiero diretto verso la vicina Val Secca. Dopo un paio di minuti il ghiaccio: Ghisellini è scivolato finendo in un crepaccio un centinaio di metri più a valle, in direzione Cercivento e Zovello.
Immediato come detto l’allarme lanciato dall’amico al 118, che ha messo in moto l’intero dispositivo dei soccorsi coordinati dal soccorso alpino di Forni Avoltri, intervenuto addirittura con una trentina di esperti. L’amico, in contatto telefonico con uno di questi, ha tentato di dare le proprie coordinate ed è stato quindi guidato a distanza di nuovo verso la Pista Uno, e da lì è stato intercettato ed ha potuto così dare indicazioni più precise riguardo al punto in cui Elia era caduto. Quando l’hanno trovato era in uno stato d’incoscenza. Il medico del 118, portato giù dagli alpinisti insieme a un rianimatore e a un infermiere, le ha tentate tutte già sul posto. Il buio avanzava e le operazioni di recupero si facevano sempre più complicate, considerato il luogo, particolarmente impervio, in cui si trovava il corpo. Il ragazzo, una volta stabilizzato e caricato su una barella, è stato portato prima al parcheggio sopra Sutrio, lì dove nel pomeriggio era stato lasciato dal gatto delle nevi, e infine a Tolmezzo. Era quasi mezzanotte. All’ospedale Ghisellini ha lottato ancora, e ancora, ma alla fine ha dovuto arrendersi alle ferite, inguaribili, provocate dalla caduta.
(ha collaborato Gino Grillo)
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