Nella chiesa dei Frati Cappuccini di Montuzza una messa in costume in memoria di Carlo I d’Austria

Presente alla cerimonia nella chiesa dei cappuccini di Montuzza anche l’ultimo discendente degli Asburgo Lorena, l’arciduca Giorgio
TRIESTE.
L'Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, quelli del Sovrano ordine di Malta, militari in divisa dell'esercito asburgico e costumi tipici stile impero d'Austria. Così vestiti si sono dati appuntamento sabato alla chiesa dei Frati Cappuccini di Montuzza, a Trieste, i membri dell'Unione di preghiera beato Carlo per la pace tra i popoli.


Cerimonia singolare, dai toni nostalgici, per ricordare Carlo I d'Austria, salito al trono nel 1916 e beatificato nel 2004 da Papa Giovanni Paolo II. Per il settimo anno una messa solenne cantata con musica offerta dalla Cappella corale e l'Orchestra della Società filarmonica dei Cappuccini di Montuzza, ha ricordato l'ultimo imperatore asburgico. A partecipare non solo gli ordini cavallereschi e rappresentanti da Austria, Slovenia e Repubblica Ceca, ma anche uno degli ultimi discendenti degli Absburgo Lorena, l'arciduca Giorgio che ha seguito la messa solenne.


Molte le associazioni. Ad aprire il corteo d'onore con le fanfare del rondò di Jean-Joseph Mouret il gonfalone della compagni a Trieste fidelissima, seguito dai rappresentanti degli ordini dei cavalieri e militari in costume d'epoca. A segnare i passi della messa don Walter Milocco, dell'Unione di preghiera beato Carlo per la pace dei popoli come rappresentante del Friuli Venezia Giulia, don Vincenzo Mercante per Trieste e don Arnaldo Morandi per la Lombardia. A fianco dell'altare un dipinto di Carlo I. Poi una lunga orazione sull'imperatore che «più di tutti volle un mondo di pace».


Un uomo che fece di tutto per salvare vite umane, nelle parole di don Vincenzo Mercante. «Nel 1916 salito al trono non riuscì a fermare la guerra, ma proibì il bombardamento di Venezia e delle città costiere, eliminò le punizioni militari e l'uso dei bombardamenti con gas nervini. Personaggio poco conosciuto, cercò di far convivere laicità e religiosità nel suo impero. A Trieste, il vescovo Andrea Carlin sempre ne assecondò i desideri. Mirava a una pace esterna e un'armonia interna. Voleva uno stato federale, cioè l'Europa di oggi, sebbene lontana da quell'Europa dei popoli cui aspirava».

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