Niente orate e branzini croati, pescherie a un passo dalla resa

Calo di clienti, il prodotto che da altre aree non arriva più, oltre all’alta deperibilità dell’invenduto: colpite anche le imprese triestine. «Stop possibile da lunedì»
La Barcaccia, la pescheria all’interno di Eataly sulle Rive a Trieste, già chiusa momentaneamente. (Foto Lasorte)
La Barcaccia, la pescheria all’interno di Eataly sulle Rive a Trieste, già chiusa momentaneamente. (Foto Lasorte)

TRIESTE. Il drastico calo di clienti causato dall’emergenza coronavirus, il pesce dalla Croazia che non arriva e l’invenduto di rapida deperibilità stanno portando molte pescherie triestine verso la chiusura, probabilmente già dal prossimo lunedì. Il mercato ittico comunale resta aperto e lavora a vista, così come i pescatori triestini che auspicano un anticipo del fermo pesca.

«Noi continuiamo a garantire il servizio che, è evidente, rimoduleremo a seconda della richiesta di prodotto, delle pescherie che resteranno aperte e della disponibilità di pesce che troveremo sul mercato», spiega Franco Bullo, rappresentante dei concessionari del mercato ittico.

«I blocchi al confine e il timore di essere poi messi in quarantena fanno sì che sui nostri banchi non arriveranno più orate o branzini freschi e anche da allevamento dalla Croazia – dichiara Paolo Grassilli, titolare della pescheria più grande della città –. I clienti si sono drasticamente ridotti, chi lavorava bene con i ristoranti si è visto chiudere da un giorno all’altro un segmento importante di mercato e siamo a terra. Il lavoro mi si è ridotto del 90%: sto valutando se chiudere dal prossimo lunedì».

Grassilli evidenzia come «aprire un’attività come la mia comporti uno sforzo di personale non indifferente, se non c’è lavoro è impossibile continuare, la situazione è catastrofica». Le pescherie sistemate nei rioni hanno avuto un calo meno netto del lavoro, anche se molti clienti hanno fatto il pieno di pesce per congelarlo, così da evitare di dover tornare la prossima settimana. «Per ora si regge – spiega Davide Scala, che delle due pescherie ha deciso di tenere aperta solo quella di via Conti, abbassando le serrande in piazza Garibaldi – ma temo la gente abbia fatto rifornimento e che nei prossimi giorni il calo di lavoro sarà molto più netto: lunedì vedo se continuare a tenere aperto».

La Barcaccia, la pescheria gestita dalla famiglia Amato all’interno di Eataly, ha già optato per la momentanea chiusura dell’attività, malgrado la struttura di vendita all’ex Magazzino Vini resti aperta con la sospensione, come indicato dal recente decreto, di tutta l’attività legata alla somministrazione.

Come il mercato ittico, anche i pescatori lavorano a vista: «Per ora noi usciamo normalmente – spiega Guido Doz –, ma è evidente che se viene meno l’acquirente andiamo incontro a dei problemi. In Veneto l’attività dei pescatori si è già fermata, infatti anche i prodotti ittici di quella regione non arrivano più sui banchi delle nostre pescherie». Doz, come referente regionale di categoria, ha sottoscritto il documento inviato da Alleanza Cooperative Pesca al Governo per chiedere l’estensione della Cigs in deroga a tutti i pescatori, un fondo di almeno 50 milioni di euro per fronteggiar la drastica riduzione di attività, e di anticipare il fermo pesca per poi poter recuperare nel mese di agosto. 


 

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