Nova Gorica-Gorizia capitale della Cultura Bisiacaria e Grado pronti ad esserci

Dai sindaci degli 8 comuni del Monfalconese e da quello dell’Isola del sole adesione entusiastica e concreta all’evento programmato tra 4 anni

Roberto Covaz

Entusiasmo, idee chiare, mani tese per una collaborazione concreta, consapevolezza delle enormi opportunità per tutto il territorio.

È quanto emerge dalle dichiarazioni dei sindaci della Bisiacaria e di Grado intervistati da Il Piccolo sul progetto Nova Gorica-Gorizia capitale europea della Cultura 2025. Nei giorni scorsi c’è stato un primo confronto tra rappresentanti delle municipalità della provincia con il Comune di Gorizia a cui è affidato il compito delicato di coordinamento e di sintesi delle proposte culturali e non solo. Paradossalmente, un progetto transfrontaliero che guarda a Est, di portata storica, qual è Cultura 2025, ha in sé anche il seme per una ricucitura sostanziale tra i comuni della Bisiacaria e il capoluogo; un rapporto che in passato ha lasciato spazio a polemiche, lontananze, indifferenze. Per Grado il discorso è diverso. Gorizia sente intimamente “sua” l’Isola del sole e non potrebbe essere altrimenti visto che è nella austriaca Grz, all’epoca la Nizza Austriaca, che furono gettate le basi del turismo gradese. Gorizia ha un patrimonio culturale formidabile, basta pensare al Novecento. Tuttavia, ancora oggi, troppo spesso, la rilettura di quel periodo è piegata sotto il peso di una zavorra ideologica che offusca la visione di una città straordinaria. La scritta “Tito” composta con grosse pietre sul versante sloveno del monte Sabotino riflette proprio questo. Ma bisogna guardare avanti e nell’orizzonte di Gorizia c’è una Bisiacaria e una Grado che si mettono a disposizione. A cominciare da Monfalcone che - anche guardando e imparando da Gorizia (festival èStoria per esempio) - sta uscendo dallo stereotipo di “città dei cantieri” proponendo il festival Geografie che altro non è che la carta d’identità di un territorio: cantiere, navi, mari, mondo. Rappresentazione plastica di questo concetto è il Museo della cantieristica, allestito nell’ex albergo per operai celibi del cantiere: edificio che è nel dna di donne e di uomini del Monfalconese.

I sindaci colgono l’essenza del progetto Capitale Cultura e vanno oltre a quanto di importante i propri comuni possono offrire. Mettono invece l’accento sul territorio nel suo complesso e nella sua complessità che diventa ricchezza. Tocca ai sindaci, anche se qualcuno di essi nel 2025 non lo sarà più, traguardare la politica culturale, sociale ed economica verso quel 2025 che sarà, si spera, un trampolino di lancio per la conoscenza di questo nostro bellissimo microcosmo. Alle nuove generazioni sembrerà pleonastico insistere sul concetto di superamento del confine, ma aver vissuto da cronisti il giugno del 1991 (indipendenza della Slovenia), il 30 aprile 2004 (ingresso della Slovenia nella Ue) e il 20 dicembre 2007 (ingresso della Slovenia nell’area Schengen, caduta del confine) dà ancora più spessore alla speranza che Gorizia-Nova Gorica capitale europea della Cultura 2025 sia davvero la fine del brutto e l’inizio del bello. Aggettivi semplici per una storia complicata.

Per ora un’unica certezza: sappia Gorizia che qui siamo pronti.

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