Ok al bilancio tra i veleni È scontro su Hera e tasse

Chiude a 675 milioni il bilancio previsionale del Comune di Trieste per il 2018. Il documento contabile - approvato l’altra notte assieme a quello di programmazione economica per il triennio 2018-2020, al termine di una lunghissima seduta, con il voto dei consiglieri di maggioranza, rimasti soli in aula dopo l’uscita per protesta dei loro colleghi d’opposizione - è quello più importante per un’amministrazione comunale perché al suo interno, tra entrate e uscite, si coglie la visione della maggioranza sul futuro della città. E proprio per questo è stato fortemente criticato dai partiti che siedono per l’appunto sui banchi dell’opposizione, che hanno accusato il centrodestra di «non avere le idee chiare su quello che bisogna fare per la città».
Sul fronte delle uscite un centinaio di milioni se ne vanno per i costi del personale, altrettanti per le manutenzioni ordinarie, che comprendono gli interventi sugli edifici e la pulizia delle strade, e altrettanti ancora per l’acquisto dei beni indispensabili per le prime due voci, nell’ambito dei cosiddetti costi di regia. Fin qui siamo a quelle che l’assessore al Bilancio Giorgio Rossi definisce appunto «le spese necessarie per il funzionamento della macchina comunale».
Ci sono poi circa 120 milioni che servono per il sociale, «spesa alla quale contribuisce ora anche l’Uti – aggiunge Rossi – in virtù dei trasferimenti che arrivano dalla Regione». Sessantasei saranno spesi quest’anno per le opere pubbliche, di cui 300 mila euro per le chiese, «comprendendo sia quelle già in corso – sottolinea l’assessore al Bilancio – sia quelle nuove», e una quarantina andranno invece per gli anticipi di tesoreria. Per arrivare a quota 675 ne mancano un centinaio abbondante, che vanno distribuiti in una miriade di voci più piccole.
Alla maxivoce delle entrate spiccano i 53 milioni frutto di alcune importanti alienazioni: si comincia con i 35 che arriveranno dalla vendita di palazzo Carciotti, di casa don Marzari, del parcheggio di via Giulia e di altri immobili, per proseguire con i 17 frutto dell’alienazione di azioni Hera. Su quest’ultima operazione si concentrano alcune delle critiche più severe avanzate dal centrosinistra, nel corso della discussione dell’altra notte. «Si vendono azioni – è stato il commento di numerosi consiglieri di opposizione – e così da un lato esse non genereranno più dividendi, un tesoretto che può essere invece molto utile per un’amministrazione, e dall’altro per giunta si utilizzerà il relativo ricavo per coprire spese correnti e non per effettuare investimenti di largo respiro a favore della città. In sostanza – è stata la critica dai banchi del centrosinistra – si crea un doppio danno». «E poi – ha incalzato Paolo Menis (M5S) – cosa farà questa maggioranza quando le azioni saranno finite? Come si copriranno le spese correnti?». Fra le entrate, ancora, sono previsti 51 milioni di Imu, 25 dall’addizionale Irpef, 2,45 dalla Tasi e 34 dalla Tari: fanno oltre 112 milioni dalle tasse “primarie”. «Il tutto a tariffe invariate rispetto al passato – ha commentato Rossi – il che per noi è un risultato positivo».
Di tutt’altro avviso l’ex sindaco Roberto Cosolini: «In campagna elettorale, uno dei cavalli di battaglia del centrodestra – ha detto in aula – è stata l’accusa nei confronti dell’esecutivo da me guidato di esercitare una forte pressione fiscale. Adesso che la applicano loro – ha aggiunto – sembra che tutto vada bene. Rammento invece che una delle promesse elettorali del centrodestra aveva riguardato proprio la riduzione delle tasse».
L’unico emendamento presentato nel corso della seduta dal centrodestra, a firma Roberto Cason (Lista Dipiazza) e Piero Camber (Fi) e fatto proprio dalla giunta, riguardava la vendita dei primi cinque magazzini siti in Porto Vecchio, attualmente in concessione alla Greensisam, per 16 milioni. «Dal realizzo – ha precisato Cason – il 15% (2,4 milioni, ndr) resterà al Comune, mentre l’85% andrà all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale, da destinare al Porto nuovo e ai nuovi Punti franchi. Presentiamo un bilancio sano – ha osservato Cason in qualità di presidente della Commissione Bilancio – in equilibrio e senza aumenti di tasse. E questo è il motivo principale per cui la maggioranza, compatta, ha deciso di non presentare emendamenti. Proprio per mantenere gli equilibri e le scelte politiche di fondo – ha concluso – è stato deciso a propria volta di non accogliere emendamenti dell’opposizione».
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