Oslavia, sacrario sfregiato da piccioni e allagamenti
Il monumento ai caduti della Grande guerra versa in condizioni disastrose Squarci nella copertura ne fanno una voliera. Cripta invasa da acqua e calcare

OSLAVIA. Nei paesi musulmani i cimiteri sono volutamente lasciati in uno stato di abbandono “curato”, con le tombe coperte dall’erba e dai segni del tempo. Pare che lo stesso principio, ma molto più trasandato, sia stato applicato al Sacrario militare di Oslavia.
L’ossario che conserva le spoglie di 57mila 740 soldati italiani morti nella Grande guerra, nonché di 540 militari austrungarici, versa infatti in condizioni disastrose.
Un’enorme voliera. Alle migliaia di “turisti bellici” che ogni anno visitano il monumento basta alzare lo sguardo, una volta entrati, per vedere che la copertura dell’edificio presenta grandi squarci sul cielo azzurro. Da luogo di eterno riposo, il Sacrario è diventato una sorta di monumentale voliera: basta salire sugli anelli superiori per trovare gli annessi e i connessi di una colonia di piccioni, dal guano alle uova rotte.
Alcuni indizi, poco appropriati alla dignità del luogo, fanno sospettare che anche altri animali trovino rifugio all’interno del Sacrario. D’altra parte, dove c’è un piccione c’è anche il gatto che cerca di mangiarselo.
Ma i danni alla copertura non pregiudicano soltanto la parte alta dell’edificio: dalle fratture sulla sommità dell’edificio la pioggia cade sulla grata collocata sul pavimento della sala centrale, e di lì filtra in pieno sopra la cripta che custodisce le spoglie delle medaglie d’oro e del generale Achille Papa, caduto sulla Bainsizza. L’umidità è tale che nelle volte dei corridoi si sta scrostando la vernice.
La piscina sotterranea. La parte peggiore, però, è proprio quella ipogea: le quattro aule seminterrate che corrispondono alle torri del monumento sono praticamente allagate. L’acqua filtra attraverso il terreno, ed è evidente che da anni c’è bisogno di manutenzione: il calcare ha formato delle lunghe stalattiti sotto gli archi delle porte e le pareti sono incrostate dalle muffe. Sul pavimento l’acqua si accumula in grandi pozzanghere, l’umidità ha addirittura oscurato parte dei nomi dei militari sulle pareti.
Il precedente di Redipuglia. Poco più di un anno fa un caso analogo si verificò a Redipuglia: lì le infiltrazioni d’acqua avevano fessurato le lastre che custodivano i resti dei soldati, portando addirittura alla luce le ossa. In quel caso la direzione di Onorcaduti era intervenuta rattoppando le tombe pochi giorni dopo che la stampa ne aveva fatto un caso nazionale. Oslavia ha la fortuna (o la sfortuna) di essersi degradata in modo meno macabro, sicché gli interventi di cui il Sacrario ha disperato bisogno possono venir considerati meno urgenti. Ciò non toglie che, nell’anniversario dell’Unità d’Italia, un monumento trasformato per metà in voliera e per metà in palude non sia un gran biglietto da visita per il Paese.
La storia del Sacrario. Il Sacrario militare di Oslavia fu costruito nel 1938 su progetto decisamente monumentale di Ghino Venturi. È un’opera faraonica, caratteristica del periodo in cui fu realizzata: al di là delle valutazioni estetiche, è indubbiamente un luogo suggestivo. Di certo non merita di essere abbandonato all’entropia.
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