Pagamenti in sanità, aziende Fvg al top

Report della Cgia sulla tempestività del saldo ai fornitori. Record nazionale a Trieste: assegni staccati in anticipo
L'ospedale di Cattinara
L'ospedale di Cattinara

TRIESTE. Ci sono Aziende sanitarie in alcune regioni d’Italia che pagano i fornitori in anticipo. Ma nessuno, tra le territoriali, arriva prima della 1 Triestina, lì dove i debiti vengono saldati con 25 giorni di anticipo rispetto agli accordi siglati dalle parti. Un record, quello del capoluogo regionale, che viene condiviso con le altre AaS del Friuli Venezia Giulia, tutte virtuose secondo l’elaborazione diffusa dalla Cgia di Mestre.

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L’azienda triestina è in compagnia di altre realtà del Nord. Se l’Usl della Valle d’Aosta, l’Ausl di Bologna, l’Asl 3 di Genova e l’Asl di Milano liquidano i propri creditori con 3 giorni di anticipo rispetto al limite massimo stabilito dalla legge (60 giorni), l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e quella di Trento fanno ancora meglio: ci impiegano quattro giorni in meno, mentre quella dell’Aquila accelera fino a 9 giorni. In testa alla classifica, però, si arriva a quasi un mese di anticipo.

Ai 25 giorni di Trieste seguono infatti i 23 dell’Usl Umbria. Quanto agli altri enti del Fvg, la Cgia stima in 18 i giorni d’anticipo nei pagamenti effettuati dalla 4 Friuli Centrale, in 17 quelli della 3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli, in 13 quelli della 5 Friuli Occidentale e in 5 quelli della 2 Bassa Friulana-Isontina.

Focus molto dettagliato anche per il Veneto, regione in cui nel 2015 si sono registrati alcuni ritardi. Le situazioni meno virtuose si sono verificate nella Asl 16 di Padova (+23 giorni rispetto agli accordi), nella Asl 9 di Treviso (+22 giorni) e nella di Asolo (+21 giorni).

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Nelle aziende di Monselice e Rovigo i ritardi medi si sono invece attestati sui 20 giorni. Ma negli ospedali è andata meglio. Il saldo fattura è avvenuto ben prima della scadenza contrattuale nella Asl 10 del Veneto orientale (-22 giorni), nella 7 di Pieve di Soligo (-29 giorni), nella 19 di Adria (-29 giorni) e nella 2 di Feltre, che ha pagato i propri fornitori con ben 48 giorni di anticipo rispetto agli accordi intercorsi con i propri fornitori.

Dati, peraltro, da leggere con attenzione. «I valori indicati dall’indice di tempestività dei pagamenti – è il commento del coordinatore dell’ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – vanno interpretati con prudenza. In linea generale, quando le Asl pagano con maggiore velocità le fatture più onerose, la performance dell’indice migliora. Pertanto, non è scontato che con un indicatore negativo tutti i fornitori siano stati liquidati nei termini prestabiliti. È quindi importante che gli importi minori, spesso riconducibili alle forniture/lavori eseguiti dalle piccole imprese, non vengano trascurati dal committente pubblico».

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Precisazioni a parte, al Centro-Sud le cose vanno decisamente peggio. Gli ultimi dati del 2015 evidenziano che l’Azienda sanitaria regionale del Molise salda i propri creditori dopo 412 giorni dal limite dei 60 giorni. L’Asl di Napoli 1 Centro presenta un ritardo medio di poco inferiore, 401 giorni, mentre quella di Roma A fa segnare 397 giorni, quella di Catanzaro 315 e quella di Bari 92 giorni.

«Sebbene negli ultimi anni l’andamento dello stock del debito sanitario risulti leggermente in calo – dice ancora Zabeo – è verosimile ritenere che quest’ultimo si aggiri ancora oggi attorno ai 30 miliardi di euro, vale a dire quasi la metà dei 70 miliardi di euro che tutta la nostra Pubblica amministrazione deve alle imprese». Tutto ciò nonostante le Asl abbiano l’obbligo dal 31 marzo dell’anno scorso di ricevere solo fatture su base elettronica.

La novità, almeno al Sud, «non ha velocizzato i tempi di pagamento». Più in generale, il problema del pagamento dei debiti della Pa rimane ancora irrisolto. «Un’anomalia che anche Bruxelles ha avuto modo di rimproverarci – ricorda il segretario Renato Mason –. Il 18 giugno 2014 la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, ancora in atto, ritenendoci responsabili di aver violato la direttiva europea sui ritardi dei pagamenti entrata in vigore nel marzo del 2013».

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