Pedaggi A4: rincari del 5% all'anno fino al 2019

Manca ancora il via libera del ministero della Infrastrutture. Ma, dopo che lo “Sblocca Italia” ha previsto novità anche sul fronte del rinnovo delle concessioni autostradali, arrivano da Roma le prime indiscrezioni sul ritocco tariffario previsto dal nuovo piano economico finanziario di Autovie, quello “dimagrito” a 1,55 miliardi di euro. Se fosse approvato dal governo, quel documento, in previsione terza corsia (che ieri ha visto aprire il primo tratto a tre corsie tra il bivio A4/A57 tangenziale di Mestre e il ponte sul fiume Piave, ma solo in direzione Trieste) , imporrà all’utenza aumenti medi del 5% annui fino al 2019, per poi scendere all’1-1,5%, sempre a ogni primo gennaio, fino al 2025.
Il condizionale è d’obbligo, perché la proroga della concessione non è ancora certa. Ma le cifre sono scritte nero su bianco nel piano che era stato inizialmente steso dal vicecommissario Pietro Del Fabbro (nominato a fine 2013 presidente di Friulia) e poi perfezionato dall’ad di Autovie Maurizio Castagna. A fronte del precedente progetto finanziario, quello del 2008 (era Tondo) che prevedeva opere per 2 miliardi e 145 milioni di euro, Autovie ha già fatto sapere che al 30 giugno 2013 erano stati realizzati investimenti per 435 milioni. E, proprio con Castagna, ha precisato che il restante miliardo e 710 milioni necessario per completare gli interventi è stato ridotto a miliardo 552 milioni attraverso un certosino lavoro di “limatura”. Concretamente, facendo tesoro dell’esperienza sul primo lotto (in chiusura entro fine anno), Autovie ha affinato la progettazione eliminando opera accessorie. Un esempio? Al casello di Alvisopoli è stato ridotto il numero delle porte di ingresso e uscita in autostrada. E ancora, nel quarto lotto, preso atto che è cambiato il tracciato dell’alta velocità, la terza corsia, anziché in rilevato, correrà lungo il sedime esistente.
Razionalizzazione, insomma. E risparmio. Come imposto del resto da Roma. Il piano precedente era sovradimensionato, ma non solo: in tempi di crisi, si deve contenere quanto possibile l’impatto sui cittadini. Come già accaduto a inizio 2014, quando lo Stato ha riconosciuto un aumento dei pedaggi più basso di quello convenuto (il +7,17% anziché il +12,93%, una differenza da un anno all’altro, a parità di traffico, di 8,2 milioni di euro). Di qui, rispetto a incrementi tariffari del 12-13% fissati dal piano precedente, quello sul tavolo ministeriale non va oltre il 5% annuo - che peserà comunque inevitabilmente nelle tasche di chi viaggia in A4 - per i prossimi 5 anni, con un’ulteriore diminuzione nei successivi 6 anni: dal 2019 al 2025 si parla di una percentuale di aumento del ticket oscillante attorno all’1%, non oltre l’1,5%.
Tutto questo, naturalmente, a due non irrilevanti condizioni. Innanzitutto che vada in porto la proroga della concessione, questione strettamente legata alla bancabilità del piano. Sempre da fonti romane risulta che nella documentazione consegnata al ministero delle Infrastrutture la richiesta di Autovie è esplicita: la partecipata Fvg intenderebbe gestire la Venezia-Trieste appunto almeno fino al 2025 (ma ci sarebbe anche un’ipotesi di lavoro fino al 2038). Il secondo tema è quello dei traffici. Le previsioni tra l’1 e il 5% hanno un’attendibilità sulla base di numeri in leggero aumento, quelli che effettivamente Autovie ha raccolto negli ultimi tempi. Gli ultimi dati ufficiali diffusi dalla spa (primo bimestre 2014) rilevano il +1,7% dei km percorsi in A4 (+8% in particolare dei mezzi pesanti a cinque assi), con ricavi da pedaggio (che nell’esercizio 2012/13 valevano 143 milioni di euro) pari al 3%. Con queste premesse, e con uno “Sblocca Italia” che dovrebbe concretizzare in termini monetari la definizione di terza corsia «opera strategica», Autovie sta attendendo la firma sotto il piano da parte del ministero delle Infrastrutture. Poi toccherà all’Economia, prima della definitiva approvazione via decreto interministeriale.
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