«Primi 23 alloggi popolari pronti a luglio» Dalle casse comunali messi 180 mila euro

Dopo il patto fra l’Ater e il municipio si sblocca una prima quota. Il sindaco Ziberna: «Bastano pochi lavori di manutenzione»
Bumbaca Gorizia 22_05_2016 Case Ater via del Carso © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 22_05_2016 Case Ater via del Carso © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Francesco Fain

Ventitré alloggi popolari risistemati e pronti, chiavi in mano, entro luglio. Il patto di ferro fra Comune di Gorizia e Ater comincia a dare frutti concreti. Come si ricorderà, il sindaco Rodolfo Ziberna scrisse, nei giorni scorsi, una lettera accorata all’assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti, al presidente di Ater Gorizia Fabio Russiani e al direttore della medesima Azienda Alessandra Gargiulo. Un appello forte a risistemare urgentemente appartamenti, oggi sfitti, che arrivò e arriva in un momento delicatissimo, visto che l’epidemia sanitaria si sta trasformando in un cataclisma economico per molti nuclei familiari.

La buona notizia è che verranno resi disponibili 23 degli 84 alloggi di proprietà comunale che, attualmente, sono gestiti dall’ex Iacp attraverso una convenzione. «Il nostro ente - spiega Ziberna - è proprietario complessivamente di 84 alloggi. Di questi, 23 non sono fruibili perché hanno bisogno di piccoli interventi di manutenzione. Non grandi cose ma, nelle condizioni in cui versano oggi, non possono essere concessi in affitto a prezzo calmierato».

Pertanto, l’attenzione si è subito concentrata su questo piccolo patrimonio inutilizzato. «Gli uffici dell’Ater hanno stimato che, per rimetterli in sesto e renderli perfettamente utilizzabili, occorrerebbero 180 mila euro», aggiunge il sindaco.

Ma chi dovrà mettere questi soldi? L’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale o il Comune? La convenzione funziona così. L’Ater si occupa delle spese di gestione e della manutenzione ordinaria. In questo caso, si tratta invece di straordinaria manutenzione che, per legge, è carico del proprietario, ovvero il Comune di Gorizia.

Ma non ci sono problemi. A spiegare i meccanismi del finanziamento è ancora Ziberna. Che entra nel dettaglio. «Com’è noto, il 27 e il 28 aprile andremo ad approvare il bilancio di previsione che è stato redatto prima dell’emergenza sanitaria da Covid-19. È altrettanto noto che procederemo, anche, ad un maxi-emandamento. Pertanto, conto sin dal 30 aprile di andare a comunicare ad Ater la modifica con la previsione della posta, in spesa corrente, dei 180 mila necessari. Fatto questo, si metterà in moto immediatamente - scandisce il sindaco - l’iter per il recupero dei 23 alloggi. Gli uffici dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale mi dicono che, non trattandosi di interventi particolarmente problematici e difficoltosi, tempo tre mesi e gli appartamenti saranno utilizzabili. Quindi, entro luglio potrebbero essere assegnati alle famiglie che ne hanno bisogno».

Ovviamente, si ricorrerà alla graduatoria in modo da soddisfare coloro che hanno maggiori diritti in questo momento. «Ma la mia speranza - aggiunge il primo cittadino - è che la Regione riapra le graduatorie, adottando bandi che potremmo definire “scorrevoli” in maniera che chi è in 500° posizione possa, visto il momento difficile, scalare la graduatoria».

Ziberna fa sapere di avere trovato un ottimo interlocutore nel presidente di Ater Gorizia, Russiani. «Abbiamo subito condiviso questo percorso e, peraltro, in occasione di una delle riunioni dei capigruppo, ho annunciato questo nostro progetto anche all’opposizione. I beneficiari si troveranno con 200 e 300 euro in meno di locazione ed è come assegnare loro un contributo fisso».

Nella lettera di inizio aprile, Ziberna aveva spiegato le motivazioni della sua richiesta di un “cambiamento di marcia” da parte di Ater. «Ci sono persone che si ammalano, che hanno bisogno di cure e che, purtroppo, possono anche non farcela - scrisse nella lettera -. Ma ci sono pure cittadini che hanno perso il lavoro, che sono stati collocati in cassa integrazione guadagni, che debbono ricorrere alle ferie oppure a permessi di varia natura (magari non retribuiti) con conseguenze evidentemente disastrose sulle finanze delle proprie famiglie: si tratta di persone che non riescono più, o non riusciranno nel prossimo futuro, a far fronte ai canoni di locazione privati e al sostentamento di base della propria famiglia», era stata la premessa del primo cittadino. Che, poi, era entrato nel vivo della sua richiesta. «La speranza - aveva scandito con chiarezza - è che sia possibile compiere un ulteriore sforzo di solidarietà, a testimonianza di una vicinanza alla popolazione che sia ancor più concreta e tangibile». —

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