Processo breve, a rischio le cause per l’amianto
Nessun pericolo per il maxidibattimento di Gorizia. Problemi invece per l’inchiesta sull’Ospizio marino di Grado

GORIZIA. Il disegno di legge sul processo breve rischia di ripercuotersi sui processi per le morti causate dall’esposizione all’amianto. Non sull’attuale maxi processo, che si sta celebrando al Tribunale di Gorizia e che vede imputate di omicidio colposo plurimo per la morte di 88 lavoratori colpiti da asbestosi 47 persone tra ex dirigenti dell’Italcantieri e titolari delle ditte private che lavoravano nel cantiere di Monfalcone. Il processo dovrebbe concludersi regolarmente fra un anno, ma l’incognita pesa sui processi futuri, quelli che scaturiranno dalle inchieste aperte dalla Procura della Repubblica. La magistratura goriziana sta indagando su 299 decessi legati all’esposizione all’amianto e non tutti sono lavoratori dell’Italcantieri, ma c’è pure un filone che riguarda l’Ansaldo. Un troncone dell’inchiesta è già giunto a conclusione e si attende che venga fissata l’udienza preliminare. Ed entro la fine dell’anno si presume che arrivino a conclusioni altre tre inchieste. Tutti processi ai quali si applicherebbe la nuova normativa e quindi con tempi di prescrizione più breve. Non subirà tagli neppure il processo per il disastro colposo legato allo scontro avvenuto all’aeroporto di Ronchi tra un Md80 dell’Alitalia e un camion fermo sulla pista di cui sono imputate 13 persone.
La spada di Damocle pende invece su un’altra maxi-inchiesta, quella legata al fallimento dell’Ospizio marino di Grado. L’indagine pare ancora in alto mare e non si sa quando arriverà a conclusione, ma quando lo sarà gli eventuali indagati godranno dei benefici del processo breve.
Ben diversa è la situazione per gli altri processi, in particolare per quelli che riferiscono a fatti avvenuti prima del 2006. E al Tribunale di Gorizia ce ne sono centinaia: fascicoli fermi da anni eredità ancora della vecchia Pretura che non era riuscita a smaltire l’arretrato per mancanza di personale, sia magistrati che cancellieri. La Procura si era vista arrivare una valanga di fascicoli, ben 10 mila, da istruire e avviare a processo. Oggi al secondo piano del Palazzo di giustizia le cose stanno migliorando: una pianta organica completa con un Procuratore capo e 5 pubblici ministeri sta dando un’accelerata smaltendo in gran fretta il lavoro arretrato e riducendo i tempi anche dei nuovi procedimenti, caso Ospizio marino a parte.
Ma è il Tribunale che non gode di ottima salute anche se qualche segnale positivo di efficienza si è cominciato a notare e i fascicoli arretrati sono in diminuzione. Ma è la continua rotazione di giudici - nell’ultimo anno se ne sono andati via cinque, quasi la metà dell’organico - a creare intoppi nello svolgimento dei processi. Alcuni di questi sono dovuti riprendere daccapo accorciando così di fatto la prescrizione senza dover ricorrere alla nuova normativa. Prescrizione che, se non nel primo grado, arriva puntuale nelle fasi successive, in Appello o in Cassazione. Tanto che gli avvocati fino a poco tempo fa ricorrevano poco ai riti alternativi - patteggiamento o rito abbreviato - giocando sul fatto che l’ingolfamento dei fascicoli faceva ben sperare nella possibile trascrizione o nell’applicazione dell’indulto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo