Quando la zona industriale spazzò due millenni di storia

È stato il livellamento della collina di Sant’Antonio, al Lisert, il simbolo di una scelta industriale che negli anni ’60 ha visto Monfalcone distruggere ciò che restava della “lacus Timavi” (da cui...
Altran Monfalcone-24.08.2011 Terme Romane-Via Timavo-Monfalcone-Foto di Katia Bonaventura
Altran Monfalcone-24.08.2011 Terme Romane-Via Timavo-Monfalcone-Foto di Katia Bonaventura

È stato il livellamento della collina di Sant’Antonio, al Lisert, il simbolo di una scelta industriale che negli anni ’60 ha visto Monfalcone distruggere ciò che restava della “lacus Timavi” (da cui il toponimo Lisert) per insediarvi attività produttive alle spalle del porto.

Altro che Sic (sito di interesse comunitario). Con un colpo di spugna sono stati spazzati due millenni di storia, una realtà termale che aveva resistito all’imbarbarimento seguito al declino di Aquileia, alle invasioni turche, alledistruzioni degli uscocchi, alle bombe della Grande guerra e del secondo conflitto mondiale, rinascendo ogni volta dalle sue ceneri.

Un patrimonio che, a distanza di sessant’anni dall’ultima distruzione, si cerca oggi faticosamente di ricostruire. Impresa peraltro ardua in una zona ora circondata dal nulla ma inquinata e devastata da insediamenti industriali ormai dimenticati.

Le prime citazioni dell’attuale Lisert come fonte termale risalgono al terzo secolo dopo cristo. Il “Lacus Timavi” era un ampio bacino lagunare attiguo alle fonti del Timavo e alla fonte di un ramo, poi scomparso, dell’Isonzo, protetto dal mare da due isolotti (tra cui l’isola di Sant’Antonio) che offrivano riparo alle imbarcazioni. Tutta l’area vicina alle terme era ricca di insediamenti abitativi: case patrizie, erette vicino alle “insulae clarae”, una sorta di periferia residenziale di Aquileia.

Il declino coincise con quello di Aquileia: le strutture abitative furono abbandonate e l’intera area finì insabbiata, trasformandosi in palude. L’ultimo momento di gloria il Lisert e le terme romane lo vissero all’inizio del secolo scorso sotto la dominazione asburgica con migliaia di ospiti provenienti da ogni angolo dell’impero e un puntuale servizio di calessi e carrozze tra la città e le fonti. L’ultimo tentativo di risollevare le terme fu tra le due guerre ad opera del principe della Torre e Tasso. Ma la guerra pose fine all’avventura.(f.m.)

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