Quel ramo dei Trevisan “nato” in bicicletta

RONCHI DEI LEGIONARI. Sono giunti dall’Inghilterra, da Milano e dalla Calabria, da Verona, Padova, Trieste e da diverse parti della regione - in particolare dalla Bisiacaria, Monfalcone, Ronchi, Vermegliano - per ritrovarsi nel nome e nel ricordo dei capostipiti della famiglia: a riunirsi in un locale di Marina Julia i discendenti di un ramo dei Trevisan di 4 generazioni con i rispettivi affini, protagonisti di una storia familiare particolarmente emblematica dei costumi di quell’epoca e profondamente legata al territorio di origine, Ronchi dei Legionari. Una storia nata intorno agli inizi del Novecento, quando Giusto e Teresa Deiuri misero su casa e bottega a Ronchi, nella centrale via D’Annunzio. Dal loro matrimonio nacquero 7 figli, due maschi e 5 sorelle. Una famiglia dispersa quando quella terra fu sconvolta dalla Grande guerra e una parte fu sfollata dalle autorità italiane in Sicilia, l’altra da quelle austriache in Ungheria. Terminata la guerra, la famiglia si ricompose ed espanse. Il perno fu negozio di biciclette con annessa officina allestiti da nonno Giusto, dove si sono avvicendate legioni di operai che sciamavano dai cantieri di Monfalcone che in quel laboratorio trovavano sicuro riferimento per il loro mezzo di locomozione essenziale in quell’epoca: basti citare la diffusa fornitura di carburo necessario per far funzionare i fanali delle bici. Un’officina che produsse le prime bici attrezzate con cui gli arrotini un tempo, con il loro caratteristico richiamo, riempivano borghi e rioni per soddisfare le esigenze delle massaie. Ma nonno Giusto con la sua auto, una rarità allora, all’occorrenza forniva anche servizio pubblico, in particolare per le esigenze del Federale locale cui non poteva ovviamente sottrarsi: la moglie Teresa, ormai più che sensibile ai segni dei tempi, gli preparava per l’'evenienza una bella camicia nera, ma Giusto non volle mai indossarla. I figli crescevano sotto l’attenta, austera cura di nonna Teresa. Dall’adolescenza all’uscita di casa, maturato l’apprendistato nell’azienda di famiglia, il figlio maggiore Giuseppe seguì le orme paterne e aprì negozio sulla statale per Redipuglia da dove lanciò in zona i primi ciclomori. Andava particolarmentre fiero del popolare “Cucciolo”. Più tardi promosse le moto, infine anche le auto, allestì un’importante officina e l’annesso distributore di benzina, Aquila, all’epoca: tutti riferimenti importanti per una comunità allora in continua espansione. Il fratello Giustino proseguì la passione per la meccanica e mise su famiglia a Vermegliano. Alcune sorelle furono votate all’insegnamento, spesso in paesi del Carso e dell’Istria a sovranità italiana ma di madrelingua slovena e dove con l’italiano avevano la stessa dimestichezza che con il cinese; altre si accasarono seguendo l’attività commerciale o professionale del marito, a Monfalcone, ma anche in Veneto, in Emilia, a Trieste. La famiglia s’allargò con gli Zimolo, i Grassetti, i De Paoli, i Cavernago, i Trebec. E la bottega di nonno Giusto si tramutò in un castello incantato per la fantastica esplorazione dello stuolo dei nipoti. Al ritrovo dell’altro giorno, assente Maria - ormai la decana della famiglia che già da anni ha festeggiato i novanta - gli epigoni dei Trevisan e i loro familiari si sono stretti attorno alla sorella minore Sandra, che ha celebrato il suo compleanno: una cascata di preziosi ricordi e gustosissimi aneddoti. L’evento è stato colto anche per ufficializzare l’ultimo matrimonio in famiglia, l’unione di una delle tante nipoti, l’olimpionica di vela, geologa internazionale assistente all’ateneo triestino, responsabile del Coni isontino Chiara Calligaris con il velista transoceanico amante delle sfide in solitario, il milanese Andrea Caracci: un’opportunità anche per far pace in famiglia dopo la sfida alla recente Barcolana, dove lui è giunto terzo (subito dopo i mostri sacri Alfa Romeo e Maxi Jena) come responsabile di rotta di Pendragon, mentre lei s’è classificata nona (ma di classe) come skipper della certamente meno performante Duvetica, la barca tutta rosa delle Stelle olimpiche.
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