Quel trattore cingolato che il regista volle nel “Paziente inglese”

Nella straordinaria raccolta un enorme cannone della Krupp e un sottomarino affondato dai tedeschi a Sistiana
Silvano Trieste 24/03/2012 Civico Museo di guerra per la pace, Diego de Henriquez, Fotocella tedesca AEG, II Guerra
Silvano Trieste 24/03/2012 Civico Museo di guerra per la pace, Diego de Henriquez, Fotocella tedesca AEG, II Guerra

Il pezzo più straordinario, fra tanti, è un enorme “trattore cingolato” dell’Africa Korps, costruito dalla Daimler, che sembra un bus dei deserti, con molti posti a sedere. Tanto è raro, che fu chiesto in prestito dalla produzione del sontuoso film “Il paziente inglese” di Anthony Minghella con Ralph Fiennes, Colin Firth e Kristin Scott Thomas. Antonella Cosenzi, l’archivista del Comune che coordina il Museo della pace e della guerra Diego de Henriquez, fa da guida negli hangar, conosce ogni pezzo, ha riordinato l’archivio del collezionista e assiste chi ne chiede visione.

Se de Henriquez voleva giganteggiare nella sua “moral suasion” pacifista, c’è riuscito. La ferraglia bellica impressiona, per esempio c’è quell’enorme cannone tedesco, firmato Krupp, che egli stesso definì “atomico”, e per il quale rifiutò allettanti proposte d’acquisto, oppure l’autoblindo della prima guerra mondiale (uno dei pochi esemplari superstiti, marca Ansaldo-Fiat), o ancora un obice austriaco in quattro pezzi separati che in tutto avrà 100 spaventosi metri, o il sottomarino esposto a suo tempo anche in piazza Unità, o un sottomarino tedesco che i tedeschi in fuga affondarono nella Baia di Sistiana, spezzato: si vede ancora il piccolo posto in cui stava il pilota.

Sorprendono i resti della seconda guerra mondiale, il «carro mitragliatore veloce con mitragliatrice e lanciafiamme”, un buffo (se non fosse ben altro) “aerofono” con le due semisfere che dovevano captare le vibrazioni prodotte da aerei nemici in arrivo (spesso si sfruttavano le sensibili orecchie di persone cieche...), e le enormi fotocellule per illuminare, allo stesso scopo, il cielo. Convivono con una carrozza-ambulanza che nella prima guerra mondiale era trainata da cavalli, con l’autoclave mezza in legno che nel ’15-’18 serviva a sterilizzare e disinfestare luoghi e soprattutto divise e bende medicali, con bombarde usate sul Monte Sabotino, e con gli alberi e un pezzo di chiglia della “Elettra” di Marconi, sparsa un po’ ovunque.

In questo impressionante contesto sono entrati anche pezzi di pace. Adriano Dugulin da direttore dei Civici musei ha salvato qui il laboratorio di un cappellaio che ha chiuso bottega, una vecchia sedia da dentista. Ci sono i carretti in legno della Cooperativa facchini del porto, una scala su un mezzo a ruote che negli anni ’20 e ’30, trainata da cavalli, era in funzione al terminal di Fernetti, e un estrattore di gas della vecchia Ferriera, donato al Comune nel 2000.

Tra un hangar e l’altro giacciono allo scoperto, molto arrugginite, le due littorine blindate Ansaldo della seconda guerra mondiale. E, in un cantone, ci sono due pezzi che potrebbero sembrare (e non sono) spigliata arte contemporanea: due piastre di fine ’800 per testare la resistenza dei metalli alle bombe, commissionati dall’ammiragliato austriaco. Un blocco mostra lo squarcio, coi lembi aperti come una ferita: la bomba è passata attraverso. L’altro ha l’enorme proiettile incassato dentro, che spunta appena: è stato fermato. Due installazioni. (g. z.)

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