Regione: soldi anche ai parenti. Tolto il divieto votato 12 anni fa

TRIESTE. Un escamotage per consentire ai consiglieri regionali di concedere contributi a coniugi e parenti fino al secondo grado. Un comma infilato nel mare magnum delle variazioni di bilancio, un colpo di spugna a un articolo di legge di 12 anni fa, un via libera per organismi culturali, di volontariato e di promozione sociale privi di finalità di lucro: la maggior parte delle associazioni, destinatarie di quelli che passano come i classici “contributi alla parrocchia”.
Il buon gusto vorrebbe che non ci fossero collegamenti di parentela troppo stretti tra chi gestisce il denaro pubblico e chi lo riceve. Non a caso, all’articolo 31 della legge regionale 7 del 20 marzo del 2000, con Roberto Antonione a capo della giunta del Friuli Venezia Giulia, il Consiglio infilò, in quello che fu allora il “Testo unico delle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso”, un divieto generale di contribuzione. Il testo era molto esplicito: fatte salve le diverse disposizioni previste da leggi di settore, «non è ammissibile la concessione di incentivi di qualsiasi tipo a fronte di rapporti giuridici instaurati, a qualunque titolo, tra società, soci, ovvero tra coniugi, parenti e affini sino al secondo grado. Tale disposizione si applica qualora i rapporti giuridici instaurati assumano rilevanza ai fini della concessione degli incentivi».
Dodici anni con il divieto in vigore. Fino all’estate 2012, quando il Consiglio Fvg, al suo ultimo assestamento di bilancio prima delle elezioni di rinnovo dell’assemblea, decide che quel divieto non vale più. Non almeno per alcuni beneficiari. All’articolo 12, comma 4, della legge 14 spunta il cancellino. In via di interpretazione autentica dell’articolo 31 della 7 del 2000, si legge, «tra gli organismi indicati non sono ricompresi quelli culturali, di volontariato e di promozione sociale privi di finalità di lucro».
A pensar male ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti. Fatto sta che la Regione, diversamente da quanto accade nel resto d’Italia dove assessori regionali, provinciali e comunali non possono beneficiare i parenti, ha deciso di privilegiare alcuni settori della società per consentire al Palazzo di liberarsi da un potenziale conflitto di interessi. D’ora in avanti, e ovviamente sin dalla prossima Finanziaria, l’ultima del Tondo bis, sarà possibile alla giunta sostenere società che abbiamo legami stretti, fino al rapporto coniugale, con qualche assessore.
Ma non basta. Nella stessa manovra estiva, al comma 110 dell’articolo 9, il Consiglio ha stabilito che «le associazioni di promozione sociale, le associazioni di volontariato, le associazioni senza fini di lucro, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, beneficiarie di contributi regionali concessi dalla direzione centrale Salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali, per il sostegno dell’attività istituzionale, presentano esclusivamente la rendicontazione ai sensi dell’articolo 43 della legge regionale 7/2000», vale a dire solo l'elenco della documentazione giustificativa, da sottoporre a verifica contabile a campione. Una seconda norma discriminante che agevola solo alcune categorie e individua un’unica specifica direzione regionale.
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