Donata Vianelli, la svolta storica all’Università di Trieste: “Chiamatemi Rettrice”
È la prima donna al vertice in oltre un secolo di storia dell’ateneo. A poche ore dalla sua elezione ufficiale ha passato subito in rassegna sfide e criticità da affrontare nei sei anni di mandato

TRIESTE. “Rettore o Rettrice? Chiamatemi Rettrice”. È la risposta di Donata Vianelli, prima donna a salire al vertice dell’Università di Trieste in oltre un secolo di storia. A poche ore dalla sua elezione ufficiale ha incontrato la stampa nella sede dell’ateneo in piazzale Europa. L’occasione per passare subito in rassegna sfide e criticità da affrontare nel sessennio che comincerà ufficialmente il 1° agosto.
Continuità
“La base di partenza è un ateneo molto sano, e il mio lavoro andrà in continuità con quello del mio predecessore Roberto Di Lenarda che ha fatto tanto. Su questa base dovremo costruire per migliorare ulteriormente, adattandoci a un contesto che sta cambiando nelle opportunità e nelle criticità. Dovranno essere sei anni in continuità nella crescita e nell’innovazione di un ateneo che ha già raggiunto grandi risultati”.
Criticità e sfide
“Tra le criticità e le sfide da affrontare ci sono sicuramente la crisi demografica, la crescente concorrenza delle università telematiche e l’avvio del periodo post Pnrr che dopo tre anni di grandi investimenti determinerà un rallentamento. Proprio per quanto riguarda il Pnrr sarà fondamentale continuare a favorire il dialogo con il territorio e in particolare con l’industria.
Consolidando i rapporti a livello regionale, nazionale e internazionale dovremo puntare sempre di più sull’innovazione, valorizzando gli investimenti iniziali. Quanto alla concorrenza con le telematiche, la qualità dev’essere la parola chiave, quindi proporre corsi di qualità sempre più alta, ma anche un’esperienza di vita universitaria che possa portare a una maggiore valorizzazione dei curriculum in vista del percorso nel mercato del lavoro.
È chiaro che non dobbiamo competere sullo stesso piano, le telematiche offrono cose diverse, ma noi vogliamo essere competitivi e crescere ancora, magari anche utilizzando dei percorsi online. Certamente valorizzando la conoscenza”.
Tagli e riorganizzazione
“Vedendola da professore di economia e gestione delle imprese, dobbiamo migliorare nell’efficienza organizzativa e nella semplificazione. Il periodo di rallentamento che abbiamo davanti con i tagli del fondo di finanziamento ordinario ci porteranno a razionalizzare alcuni processi, dobbiamo comunque sempre valorizzare le persone perché sono la risorsa fondamentale, così come la comunità tutta”.
Il messaggio agli studenti
“Ringrazio gli studenti di questo ateneo perché hanno visto che nella mia proposta avevano il ruolo centrale e hanno riconosciuto di voler portare avanti questo percorso con me nei prossimi sei anni. A loro dico che lavoreremo assieme perché assieme potremo veramente creare un ateneo vivo, dinamico, a misura degli studenti e di tutta la comunità”.

La critica alla riforma di Medicina
“Il mio parere sulla riforma per l’accesso a Medicina è molto critico, così come lo era il parere del mio predecessore Di Lenarda. E aggiungerei che sono critici i parere di tutti i rettori d’Italia. Vedremo come si giocherà questa partita, ma certamente non è iniziata con il piede giusto”.
Investimenti e ricerca
“Nel mio programma ho previsto un importante investimento sulla ricerca perché è proprio su questo che possiamo giocarci i nostri contatti migliori a livello internazionale. Abbiamo delle eccellenze in questa università, in collaborazione con un sistema Trieste che è molto importante e conosciuto in ambito internazionale e che dobbiamo valorizzarlo ancora di più”.
Il gap di genere tra docenti ordinari
“A Padova ci hanno messo 800 anni ad avere una Rettrice, noi ci siamo arrivati dopo 100. È un cambio di passo, legato anche a un ruolo delle donne che sempre di più si mettono in gioco, lavorano e che sulla base del merito stanno portando tanto valore alla società.
Oggi nel nostro ateneo tendenzialmente c’è un equilibrio per quanto riguarda gli studenti: nell’area area umanistica più studentesse, l’area economica è più equilibrata, l’area scientifica più a favore del genere maschile, ma le cose stanno cambiando, lo si vede anche dall’attività di orientamento nello scuole.
Chiaro che sono cambiamenti lenti. Per quanto riguarda il corpo docente quando iniziamo la carriera universitaria c’è parità di genere che però diventa disparità quando si parla delle fasce più alte, a Trieste su cento docenti ordinari solo il 20 per cento sono donne, ma anche qui siccome il cambiamento inizia dalla base il fatto che ci siano comunque più donne nelle lauree scientifiche farà sì che si possa delineare un cambiamento rispetto al passato.
Di Lenarda ha sempre avuto molta attenzione agli squilibri di genere ed è stato fatto un programma ad hoc per cercare di aumentare il numero di professoresse ordinarie in ateneo. Chiaro che essere donna mi dà un’attenzione in più verso le problematiche di genere, ma è chiaro che il merito arriva sempre prima di tutto”.
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