Roma sopprime l’Ipsema: 35 dipendenti da trasferire

Gli uffici triestini dell'istituto di previdenza per i marittimi hanno giurisdizione su gran parte dell’Adriatico: saranno assorbiti dall’Inail. La dirigente: "Svolgiamo funzioni specifiche e facciamo parte della storia cittadina, ma nessuno ci è venuto in aiuto"
TRIESTE Nella pratica mette in difficoltà migliaia di marittimi oltre agli armatori, in linea più generale è l’ennesimo colpo inferto alla cultura e alle tradizioni marinare di Trieste. Sono le conseguenze dell’annunciata soppressione dell’Ipsema, l’Istituto di previdenza per il settore marittimo che con il decreto legge 78 emanato per il contenimento della spesa pubblica, il Governo ha dichiarato ente inutile prevedendone l’assorbimento nell’Inail.


Insediato in ampi uffici nel palazzo di via Galatti 1, l’Ipsema, dipendente dal Ministero del Lavoro, era una delle pochissime realtà superstiti a fare di Trieste una delle capitali sul mare. Gli uffici triestini hanno infatti giurisdizione su gran parte dell’Adriatico e ad essi per i trattamenti di malattia, di infortunio, di riabilitazione, di maternità devono fare riferimento tutti gli addetti al settori marittimo, e cioé quelli imbarcati sulle navi passeggeri, su quelle da carico, sui rimorchiatori, sulle imbarcazioni che svolgono funzioni ausiliarie al traffico marittimo, su quelle di piccolo cabotaggio, sugli yacht e sui pescherecci, dal nostro golfo fino a Teramo, includendo tra l’altro Venezia, Ravenna e Ancona.


Sono giornate di smarrimento oltre che di incertezza sul futuro anche per i trentacinque dipendenti locali dell’Istituto che, secondo le scarne indicazioni sinora avute dalla sede legale romana, manterranno il posto di lavoro, ma presumibilmente verranno trasferiti, ben che vada anche se ciò non è affatto assodato, nelle sedi triestine dell’Inail: in via Fabio Severo o in via del Teatro romano. «Rifiutiamo di farci etichettare come ente inutile - protesta Maria Gabriella Grasso, triestina, che da due anni dirige il compartimento di Trieste - perché svolgiamo funzioni specifiche e fortemente connotate nell’ambito di un ente che presenta bilanci in forte attivo. Anche se i politici locali non hanno colpe, spiace che nessuno sia intervenuto a nostro sostegno perché oltretutto facciamo parte della storia cittadina». I rappresentanti sindacali che siedono nel Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Ipsema e che fanno riferimento a Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Uila pesca hanno minacciato scioperi e il blocco dei collegamenti con le isole.


Il Civ sottolinea che l’economia del mare costituisce il 3 per cento del Pil in Italia con un numero di oltre 400 mila addetti e fa rilevare che lo stesso Ipsema i cui bilanci garantiscono una solidità economico-finanziaria perlomeno fino al 2020, ha già proceduto a disegnare una riorganizzazione dei servizi del welfare per il settore della navigazione per dar vita a una nuova realtà istituzionale: l’Ente sociale italiano della navigazione che, una volta realizzato, valorizzerebbe la specificità del comparto marittimo. Dalla proposta è nato un disegno di legge che ha già iniziato il proprio iter legislativo.


L’Ipsema ha la propria sede centrale a Roma, quattro sedi compartimentali: oltre che a Trieste, a Genova, a Napoli e a Palermo e tre centri operativi: a Messina, a Molfetta e a Mazara del Vallo. Assicura circa centomila addetti al settore marittimo che esplicano la loro attività, con contratti prevalentemente a tempo determinato, in seimila imprese marittime. Assume anche l’assicurazione per infortuni e malattie per membri di equipaggi di mavi iscritte in compartimenti esteri.

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