Si nascondeva sotto falsa identità Stecco, l’anarchico triestino arrestato in Liguria

TRIESTE È finita in Liguria la latitanza dell’anarchico triestino di 39 anni Luca Dolce, soprannominato “Stecco”. Era ricercato dal 2021. La Polizia, che lo braccava da mesi, lo ha arrestato nei pressi di Bordighera, in provincia di Imperia.
L’operazione è frutto di una complessa indagine avviata dalla Procura distrettuale di Trento e coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione-Ucigos (Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali) della Polizia di Stato in sinergia con le Digos di Trento, Genova, Brescia, Trieste e Treviso. Alla fase operativa ha collaborato anche il Reparto speciale del Nocs (Nucleo operativo centrale di sicurezza). Un dispiegamento importante, dunque. D’altronde si tratta di un personaggio di spicco del movimento anarco-insurrezionalista, una realtà che ha ripreso forza con il caso di Alfredo Cospito. I due si conoscono, sono stati detenuti assieme.

Le forze speciali hanno localizzato Dolce in strada. L’uomo, quando si è accorto degli agenti, ha tentato la fuga. Ma è stato fermato nel giro di pochi istanti. Aveva addosso un documento d’identità contraffatto. Ora è in cella a Imperia.
C’è un lungo dossier sul conto del trentanovenne. “Stecco” si forma politicamente a Trieste, come esponente del centro sociale locale; diventa parte integrante del gruppo anarco-insurrezionalista trentino fin dal 2009 attestandosi via via come «un vero leader carismatico», scrive la Questura di Trieste in un comunicato.
Nel giro di qualche anno Dolce diventa una figura di riferimento anche all’interno della galassia anarchica nazionale: si dedica soprattutto all’attività di propaganda e di diffusione del pensiero ideologico preparando numerosi articoli e pubblicazioni «caratterizzati molto spesso da profili istigatori ed apologetici». Anche nel periodo di detenzione, espiato nel 2019, il triestino mantiene una costante produzione di scritti prevalentemente indirizzati alla tematica anti-carceraria. «Questa attività – annota la Polizia – è una chiara espressione di un’ideologia insurrezionale improntata all’azione diretta». Ciò non passa inosservato negli ambienti investigativi, che nel frattempo accertano la presenza in Trentino di una radicata organizzazione anarco-insurrezionalista «dedica al compimento di attentati e danneggiamenti» anche parallelamente alle contestazioni di piazza.
Non solo. Le indagini scoprono una rete di fiancheggiatori che sostiene economicamente e logisticamente i latitanti. «In questo ampio contesto – si legge nella nota della Questura – è stabilmente inserito proprio il triestino Dolce. Ha diffuso copiosa documentazione sovversiva svolgendo precise funzioni logistiche e operative».
L’uomo, dopo una prima carcerazione, ha mantenuto rapporti con il gruppo trentino diventando punto di riferimento per il Triveneto: in questa veste «assume anche il ruolo di figura di collegamento con le realtà dell’antagonismo e del marxismo-leninismo. Una trasversalità che aveva già percorso tra il 2013 ed il 2018 quando intratteneva rapporti epistolari con detenuti appartenuti alle Brigate Rosse».
Le indagini hanno evidenziato il ruolo di coordinamento a livello nazionale di Dolce «nell’ambito di attività anti-carcerarie, promuovendo iniziative e mantenendo forti legami con esponenti d’area di rilievo». La Polizia fa riferimento anche a recenti contestazioni sfociate in atti violenti, «resistenza a pubblico ufficiale, accensione di cose pericolose, radunata sediziosa e porto di oggetti atti a offendere». Per tutti questi reati, precisa la Questura, Dolce è stato condannato in diversi procedimenti penali. Tra gli episodi menzionati figura la manifestazione della Lega del dicembre 2018 a Rovereto: in quell’occasione 70 anarchici, organizzati con caschi e bastoni, erano arrivati allo scontro con le forze dell’ordine. «Con sentenza del 2023 – chiarisce la Questura – Dolce è stato condannato a 3 anni di reclusione per reati in materia di ordine pubblico per i disordini relativi al 2016, quando il movimento trentino aveva partecipato alla manifestazione contro le frontiere avvenuta al Brennero». Contestualmente alla cattura del trentanovenne sono scattate a Trento, Trieste e in Liguria varie perquisizioni della Digos «finalizzate a cristallizzare luoghi e contatti funzionali alla latitanza del Dolce».
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