Slovenia, depositato l’atto di sfiducia contro il premier, ma i voti mancano

Di nuovo rinviata la decisione a scrutinio segreto in Aula L’invito del presidente a fare presto: incertezza da risolvere
Ljubljana 19.10.2011 - Dvorana Drzavnega zbora.foto:Blaz Samec/DELO
Ljubljana 19.10.2011 - Dvorana Drzavnega zbora.foto:Blaz Samec/DELO

/ LUBIANA Non comincia nel verso giusto l’avventura della mozione di sfiducia costruttiva in Parlamento contro il primo ministro sloveno Janez Janša (destra populista). Le firme che la sostengono, infatti, sono 42 delle previste 43.

Manca all’appello un deputato del Partito dei pensionati (Desus), formazione politica guidata da Karl Erjavec che è il primo ministro incaricato di formare il nuovo esecutivo nel caso il documento venisse approvato dopo la sua discussione la prossima settimana. Documento presentato dalla Coalizione per la Costituzione (Kul) dei partiti di opposizione che ieri è slittato dall’ordine del giorno a dopo il week end perché tutti possano prendere visione dei contenuti.

Slovenia, il governo alla prova della verità
Una foto d’archivio del palazzo del Parlamento a Lubiana di fronte a piazza della Repubblica


Karl Erjavec si è detto rammaricato che solo 42 firme abbiano sostenuto una sfiducia costruttiva nei confronti del governo. «Sono convinto che possa avere successo - ha affermato - la denormalizzazione del Paese deve essere fermata». La firma che manca è quella di Branko Simonovič, il quale ha ricordato in una dichiarazione che fino a poco tempo fa il ministero della Salute era guidato dal membro di Desus Tomaž Gantar e quindi la sfiducia al governo e al modo in cui combatte l'epidemia sarebbe anche la sfiducia nei confronti di Desus e che quindi non può sottoscrivere il documento. Simonovič ha poi sostenuto che «quando si discuterà e si voterà la sfiducia al governo, deciderà e voterà a beneficio dei cittadini».

Dopo aver presentato la mozione, il neo presidente di Desus Karl Erjavec ha affermato di voler «impedire che l'attuale governo violi i principi costituzionali di base», come l’indipendenza della magistratura, la libertà dei media e della polizia. La posizione internazionale della Slovenia, poi, per l’ex ministro degli Esteri, è diversa rispetto agli ultimi 30 anni. «Attualmente i nostri partner sono Paesi che hanno problemi con lo Stato di diritto (leggi soprattutto l’Ungheria di Orban ndr.), ci siamo allontanati dall'Europa», ha spiegato. «Il problema principale è che il governo sta fallendo contro l'epidemia di Covid-19 - ha proseguito Erjavec - e i numeri sono chiari. Per quanto riguarda la seconda ondata, noi siamo i peggiori al mondo», ha proseguito il leader dei pensionati, sperando che i parlamentari si rendano conto che l'attuale politica del governo non è la politica «per la quale abbiamo combattuto 30 anni fa». «Non vogliamo rovesciare il governo, ma vogliamo fermare il rovesciamento dello Stato», ha aggiunto. «Non si tratta di contare i voti, ma della nostra responsabilità. Il governo sta andando male con l'epidemia, abbiamo il più alto tasso di mortalità al mondo, la chiusura più lunga nel Paese, le nostre istituzioni statali, le istituzioni indipendenti, i media sono a grande rischio - ha incalzato Tanja Fajon leader dei socialdemocratici - mi preoccupa il fatto che tra un anno e mezzo ci possiamo svegliare in un Paese dove abbiamo paura».

«La situazione che abbiamo oggi in Slovenia è la peggiore degli ultimi 30 anni - sostiene il leader di Levica (Sinistra) Luka Mesec - oserei dire che con il terzo governo di Janez Janša abbiamo raggiunto il punto più basso della Slovenia indipendente dopo dieci mesi. Ciò non è avvenuto per fattori esterni, non è avvenuto per il coronavirus, né per la crisi che accompagna il virus, ma per la strategia politica e per il modo in cui lavorano Janez Janša e questo governo». Tuttavia, il vero sostegno per un possibile nuovo governo sarà mostrato con lo scrutinio segreto di sfiducia costruttiva la prossima settimana. I partiti della Kul contano sul voto di alcuni parlamentari del Centro moderno (Smc), sebbene il consiglio del partito abbia deciso di non sostenere Erjavec. È necessario un minimo di 46 voti per eleggere un nuovo primo ministro. All'annuncio del voto di sfiducia il presidente della Repubblica Borut Pahor ha affermato che «qualsiasi voto di sfiducia aumenta sempre l'incertezza politica nel Paese». Ha sottolineato che l'attuale situazione di crisi potrebbe essere risolta solo con una situazione politica stabile e quindi ha auspicato che la mozione di sfiducia sia discussa e votata quanto prima, sottolineando che solo così sarà quindi possibile concentrarsi sul superamento dell'epidemia. E Janša? Tace, preparandosi a neutralizzare i franchi tiratori.—

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