Slovenia domenica al voto, politici a caccia del 20% di indecisi

LUBIANA. Dopo una campagna elettorale alquanto sotto tono, senza gazebo lungo le vie né grandi comizi nelle piazze, la Slovenia domenica 3 giugno va alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. E alla vigilia del voto regna la più assoluta incertezza tranne che per una casella, quella del vincitore che dovrebbe essere assegnata al Partito democratico (Sds) di Janez Janša. Resta da definire solo il margine di tale successo. Secondo gli analisti non sarebbe, infatti, possibile un “ribaltone” come avvenuto nel 2008 e nel 2011, in quanto i cosiddetti “voti strategici”, ossia quelli dati non tanto per appoggiare un partito ma per evitare che un altro vinca (in questo caso la Sds), andrebbero suddivisi tra la Lista di Marjan Šarec e i socialdemocratici (Sd).
Entrambi i principali sondaggisti sloveni, ossia Ninamedia e Mediana, danno come vincitore Janša, per Mediana con il 22,9%, per Ninamedia con il 26,1%. Al secondo posto, e qui i sondaggi divergono, figurano i Sd con il 12,8% per Ninamedia, mentre per Mediana ci sarebbe la Lista di Marjan Šarec con l’8,2%. Al terzo posto per Ninamedia c’è la Lista di Šarec con 11,5%, per Mediana i socialdemocratici con il 6,8%. A superare la soglia di sbarramento del 4% per l’ingresso in Parlamento ci sono ancora la Smc del premier uscente Miro Cerar, la Sinistra, Nuova Slovenia (Nsi) e Desus. La grande battaglia ci sarà tra il Partito centrista di Alenka Bratušek (già premier), l’estrema destra dell’immortale Zmago Jelinčič e il Partito popolare (Sls) accreditati tutti tra il 3,9% e il 3,4% con la Bratušek favorita secondo gli esperti.
Domenica, dunque, le urne sanciranno il loro verdetto e tutti sono in attesa di vedere quanti saranno i deputati conquistati dalla Sds e da Nsi (con il possibile recupero in extremis di Sls), per vedere se i due (o tre) partiti tutti di centrodestra sarebbero in grado di dare vita a una coalizione di governo. L’altra grande incognita di domenica sarà anche l’esito elettorale per la neonata Lista di Marjan Šarec, il sindaco di Kamnik che ha dato filo da torcere a Borut Pahor (lo ha portato al ballottaggio) nelle recenti elezioni presidenziali.
Quello che Šarec ha premesso sin dall’inizio della campagna elettorale è che mai farà un’alleanza con la Sds quindi potrebbe diventare il perno di un’eventuale coalizione di centrosinistra formata da Sd, Smc, Desus e Alenka Bratušek (se supera il 4%). Assolutamente imprevedibile la posizione della Sinistra (che potrebbe riservare qualche sorpresa dall’esito del voto) che comunque era rimasta fuori dalla coalizione dell’esecutivo uscente. Il capo dello Stato Borut Pahor, dal canto suo, ha già preannunciato che darà l’incarico di formare il nuovo governo al leader del partito che alle urne otterrà il maggior numero di voti.
Tornando alla campagna elettorale i due fronti contrapposti che si confrontano alle urne, ossia centrodestra e centrosinistra, si sono già ben evidenziati con i primi che difendevano il governo Cerar, di cui facevano parte, che è riuscito, a loro detta, a traghettare la Slovenia fuori dalle secche della crisi economica globale e i secondi che criticavano l’opera di quell’esecutivo ritenendola troppo debole e soprattutto non adeguata in relazione alle politiche dell’immigrazione.
E su questo argomento Janša ha giocato il suo jolly. Ha preso a modello la campagna elettorale del premier ungherese Viktor Orban e del suo partito Fidesz trasferendola nella realtà slovena addirittura affiggendo gli stessi mega cartelloni di propaganda lungo e strade delle città slovene. E, di questi tempi, in cui lo stesso ministero degli Interni di Lubiana parla di una folla di migranti stimati dai 45 ai 60 mila presenti nell’area tra Albania e Macedonia e pronti a riprendere la rotta balcanica verso l’Europa centrale, la Sds si è trovata a sfondare porte aperte. L’ultimo interrogativo resta per chi voterà quel quasi 20% di indecisi nei confronti dei quali nelle ultime ore si è scatenata la caccia soprattutto attraverso il web e in modi non sempre corretti.
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