Licenziamento illegittimo: Stefano Puzzer vince in Cassazione

La sentenza favorevole all’ex leader delle rivolte anti “green pass”: oltre al reintegro si prospetta anche un possibile risarcimento

Gianpaolo Sarti
Stefano Puzzer (foto Ansa)
Stefano Puzzer (foto Ansa)

Stefano Puzzer, protagonista delle rivolte anti green pass durante il Covid, non poteva essere licenziato dall’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste.

La Cassazione, con sentenza dell’11 settembre (n° 24996/25), ha infatti accolto il ricorso presentato dal diretto interessato con i suoi avvocati Mirta Samengo e Alessandra Devetag nei confronti della sentenza della Corte di appello di Trieste depositata l’11 aprile 2024.

La sentenza
Trieste, il giudice del lavoro rigetta il ricorso di Puzzer contro il licenziamento deciso dall’Agenzia portuale
Stefano Puzzer, il portuale triestino del movimento No green pass, in piazza del Popolo a Roma, il 02 novembre 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

Quest’ultima aveva rigettato il ricorso di Puzzer confermando la legittimità del licenziamento «disciplinare» del dipendente avvenuto il 15 aprile 2022. Ora i magistrati della Corte suprema di Cassazione si sono espressi diversamente.

Puzzer, all’epoca dei fatti, aveva deciso di non assoggettarsi all’esibizione del green pass, pur essendone in possesso (lui stesso aveva dichiarato di essere stato positivo al Covid), in aperta opposizione alle imposizioni del legislatore in periodo pandemico.

A ciò aveva fatto seguito la contestazione disciplinare e il licenziamento dovuto al fatto – ripercorre la Cassazione – che il dipendente, «pur in possesso delle condizioni utili a conseguire il certificato verde, si rifiutava di esibirlo, così sottraendosi all’obbligo della prestazione lavorativa per un ripetuto numero di giorni e risultando in tal modo assente ingiustificato».

Ma, fa notare la Cassazione citando la norma allora vigente, i lavoratori privi della certificazione erano considerati sì «assenti ingiustificati» ma ciò non comportava conseguenze disciplinari. E, anzi, era previsto il «diritto alla conservazione del rapporto di lavoro».

L’interpretazione della Corte di appello, che come detto aveva rigettato il ricorso di Puzzer, «è estranea al contesto normativo, vuoi perché non prevista, vuoi perché – anzi – in contrasto con la chiara voluntas legis di conservare il posto di lavoro, sia pure con perdita della retribuzione ed ogni altra forma di compenso». La Corte di Cassazione ha dunque bocciato la sentenza della Corte triestina e rinviato la causa alla Corte d’Appello di Venezia che dovrà pronunciarsi attenendosi ai dettami di questa nuova sentenza.

Per Puzzer, oltre alla concreta opportunità di ritornare a lavorare in porto, si prospetta anche un possibile risarcimento: «Se uno lotta per i propri diritti alla fine la giustizia arriva – afferma lui – perché se sai di avere ragione non devi mai mollare. Ma per me questa è stata un’agonia». Puzzer attualmente lavora come aiuto cuoco in un ristorante a Muggia ed è custode in un campeggio.

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