Storia. "Così la Polizia civile sparò per uccidere" nel novembre del 1953

Dagli archivi dell'Ufficio Zone di Confine esce un rapporto con i nomi di chi comandò le azioni a fuoco contro i manifestanti per l'italianità. Negli scontri persero la vita sei triestini: Francesco Paglia, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Pierino Addobbati e antonio Zavadil

TRIESTE Riemergono dagli archivi i nomi degli uomini della Polizia civile che il 5 e 6 novembre 1953 spararono e uccisero sei triestini durante gli scontri per il ritorno di Trieste all'Italia. Le vittime furono Francesco Paglia, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Pierino Addobbati e Antonio Zavadil, tutti in seguito insigniti della medaglia d'oro al valor civile. Nell'archivio dell'Ufficio Zone di Confine, l'ente governativo italiano dipendente dalla Presidenza del Consiglio (sottosegretario Andreotti) attivo tra il 1946 e il '54, è conservato un documento anonimo intitolato "Ufficiali inglesi della P.C. che hanno comandato le azioni dei giorni 4, 5 e 6 novembre u.s. a Trieste". È un'informativa inviata al Governo italiano a Roma con molti dettagli sull'azione della Polizia civile, un rapporto con ogni probabilità redatto da un informatore dell'Uzc infiltrato nel Corpo che agiva alle dipendenze del Governo militare alleato. A dispetto del titolo, il documento non si limita a indicare i nomi degli ufficiali inglesi, ma ricostruisce per così dire dall'interno i fatti, individuando le singole responsabilità, sia da parte italiana sia angloamericana, riguardo le vittime civili, in particolare i caduti del 6 novembre. E dall'informativa emerge che gli agenti della Pc spararono per uccidere, circostanza per altro già diffusa dalla stampa locale nei giorni immediatamente successivi agli scontri, assieme ai nomi di alcuni dei responsabili.

Ma il report dell'Uzc aggiunge molti particolari, concentrando l'attenzione su singoli episodi. A fare fuoco, si legge per esempio nell'informativa, furono diversi agenti, ma in particolare «l'agente Carli (ex Kralj)», che «sparò dal terrazzo della Prefettura, e l'agente Armando Holtzer», che in seguito venne destituito «per avere mirato sui singoli». La relazione inizia elencando sommariamente quanto accaduto il 3 novembre, quando «la bandiera italiana issata sul Municipio è stata tolta dal maggiore americano Villanti». Il giorno dopo, 4 novembre, «circa 150 studenti di ritorno da Redipuglia» si ritrovano in piazza dell'Unità per manifestare preceduti «da una bandiera innalzata su un'asta metallica».

Interviene la Polizia civile al comando del sovrintendente, il maggiore britannico F.C. Alworth, che strappa di mano la bandiera a uno studente. Il giorno dopo, 5 novembre, è sempre «il magg. Alworth che comanda il Nucleo mobile in piazza Unità e davanti alla Chiesa di Sant'Antonio Nuovo». Sarà sempre Alworth coadiuvato dall'ispettore capo Leo Donati e - si legge nel documento - «dagli ispettori Morini e Alberti», a comandare «l'azione dentro la Chiesa di Sant'Antonio». Sarà, invece, nel pomeriggio, il maggiore Williams, comandante del 2° Nucleo mobile della zona di Muggia, a «ordinare di aprire il fuoco contro i manifestanti durante il rito della riconsacrazione della chiesa». «Coadiuvano il britannico Williams - si legge sempre nell'informativa - l'ispettore capo Virgilio Travan (normalmente interprete e aiuto del col. Richardson a capo della Polizia) e gli ispettori Gennaro Palumbo e Furlan».

Nel frattempo, recita ancora il documento, «subito dopo la cerimonia religiosa le cariche della Pc in altri punti della città sono effettuate al comando dell'ispettore capo Ferruccio Giorgetti (che poi risulta non essere anti-italiano) che viene ferito in piazza della Borsa e abbandona il campo, e dell'ispettore Eliani (gruppo motociclisti)». Il 6 novembre, continua la nota, già dalle 9 del mattino gruppi di cittadini in piazza dell'Unità chiedono l'esposizione del Tricolore sul Municipio. Comanda la Polizia civile «il maggiore Alworth, e gli ispettori Donati, Marini e Alberti». E sarà Donati poco dopo, sempre stando al rapporto, a ordinare il fuoco dal palazzo della Prefettura sui manifestanti. Dopo le due sparatorie, «la prima delle quali avvenuta un'ora prima del lancio della bomba da parte dei dimostranti», giunge davanti alla prefettura un contingente di truppe americane in pieno assetto di guerra. In quel momento Alworth, Donati e Marini con 15 uomini, pistola in pugno, entrano in Municipio per ammainare il tricolore dal balcone e dalla torretta. «È accertato - scrive l'informatore, - che la Pc oltre che dal marciapiede antistante la Prefettura spara anche dalle finestre del primo piano e dalla terrazza della medesima». A dare gli ordini è ancora Alworth, mentre l'ispettore Alberti autorizza alcuni poliziotti a «sparare dalla terrazza». Prosegue il rapporto: «Alcuni poliziotti hanno mirato i singoli individui che cercavano di ripararsi, colpendoli a morte». Tra i poliziotti «che hanno sparato mirando lungamente vi è il pc Carli (ex Kralj) che sparava dalla terrazza della Prefettura». Altro agente, «destituito per aver mirato ai singoli» è Armando Holtzer. «L'agente Chemello - nota poi l'informatore, - ha distrutto con un colpo di manganello la macchina da presa Incom per non farsi ritrarre in azione contro italiani. La devastazione della sede del Mis (sic) avvenuta il 6 novembre pomeriggio è stata comandata dall'ispettore Gulli».

Ed ecco le "Conclusioni" del report: «Gli ufficiali più dichiaratamente antitaliani furono i due sovrintendenti Alworth e Williams , da parte italiana l'ispettore capo Donati, l'ispettore Alberti e l'ispettore Marini con tutti i sottufficiali e agenti del Nucleo mobile; in minor misura ma pur sempre responsabili: l'ispettore capo Treven (sic) e gli ispettori Palumbo e Furlan con la maggior parte del loro nucleo, da ultimo ancora l'ispettore capo Giorgetti e l'ispettore Eliani dei motociclisti». «Si fa presente - continua il rapporto, - che tolta qualche eccezione sia come sottufficiali e agenti di tutta la rimanente polizia normale, che nei suddetti fatti ha avuto occasione di operare o comunque di essere tenuta come riserva, alcuni si sono comportati in modo encomiabile; fra questi l'ispettore Agazzi e Strassoldo e il sergente Vitozzi». Il rapporto riferisce anche che degli agenti coinvolti negli scontri sette furono ricoverati e 72 medicati al pronto soccorso. Gli incidenti ebbero conseguenze all'interno dello stesso Corpo: sei allievi si allontanarono dalla scuola e non tornarono più, 47 guardie, quasi tutte del Nucleo mobile, diedero le dimissioni immediate. «Anche sei dipendenti diedero le dimissioni, rispettando il mese di preavviso». (2 - Continua. La prima puntata è uscita domenica 24 aprile)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo