Maxi truffa sul Superbonus 110%: nella rete quaranta famiglie isontine
Sequestrati a una ditta di Como 28 milioni di crediti di imposta incassati a fronte di lavori non eseguiti

Ancora una maxi truffa legata al Superbonus 110%. Un raggiro di vaste proporzioni messo in piedi da una ditta lombarda, che ha fatto cadere nella rete anche decine di famiglie isontine. Almeno una quarantina, secondo le indagini portate avanti per due danni dalla Guardia di Finanza di Como e di Gorizia. Famiglie attratte dall’idea di poter ristrutturare casa sfruttando i benefici concessi dal Decreto rilancio del 2020, ma finite loro malgrado nelle mani di truffatori senza scrupoli.
L’inchiesta delle Fiamme Gialle ha fatto emergere una frode del valore complessivo di quasi 28 milioni di euro.
Ad orchestrarla i vertici di una società attiva nell’edilizia con sede a Lomazzo, paese in provincia di Como, ma ben radicata anche nel territorio dell’ex provincia di Gorizia. Una realtà che, in breve tempo, aveva fatto registrare un incremento esponenziale del fatturato, passato, nel giro di tre anni, da 5 milioni a oltre 75 milioni di euro. I sospetti iniziali legati ad un exploit tanto insolito avevano preso presto consistenza di fronte alla segnalazione fatta da uno di clienti della ditta comasca.
Controllando il proprio cassetto fiscale, infatti, il committente si era accorto del trasferimento di un credito d’imposta a favore della società nonostante la mancata esecuzione di lavori edili concordati: un pagamento, cioè, eseguito a fronte di manutenzioni “fantasma”.
Di lì la scelta dei militari dei Nuclei di polizia economico finanziaria di avviare accertamenti nei confronti di altri beneficiari del Superbonus 110%: prima nella sola provincia di Como e poi, vista la concentrazione di clienti anche in regione, nel territorio isontino.
Le indagini hanno permesso così di individuare ben 137 vittime, di cui appunto una quarantina nei comuni dell’ex provincia di Gorizia. Famiglie e singoli cittadini che avevano commissionato lavori di ristrutturazione edilizia alla General Contractor di Lomazzo optando per il cosiddetto “sconto in fattura”, cioè l’agevolazione per cui il costo dei lavori eseguiti per l’efficientamento energetico, la riduzione del rischio sismico o l’installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, viene anticipato direttamente dall’impresa esecutrice che li recupera successivamente sotto forma di credito d’imposta, utilizzabile direttamente in dichiarazione ovvero ceduto a terzi.
Sono stati così esaminati i documenti acquisiti presso gli uffici tecnici comunali, l’Agenzia nazionale per l’energia Enea e l’Agenzia delle entrate. Parallelamente sono state effettuate indagini bancarie e raccolte dichiarazioni dei vari committenti. Informazioni che hanno fatto emergere evidenti incongruenze tra le dichiarazioni della ditta in merito allo stato di avanzamento dei lavori, effettuate da tecnici evidentemente compiacenti, e il reale progresso dei cantieri. In pratica i finanzieri hanno accertato che gli amministratori della società, per ottenere il prima possibile i crediti d’imposta, indicavano nelle comunicazioni inviate telematicamente all’Agenzia delle entrate dati falsi in relazione a lavori edili mai eseguiti o magari iniziati, ma non corrispondenti alla tabella di marcia comunicata. Il tutto con la complicità di cinque professionisti. In questo modo la società ha potuto intascare importanti somme a titolo di credito d’imposta prima ancora di aver completato i lavori per cui era stata assoldata dai committenti.
Al termine delle indagini, iniziate nel 2023, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Como i due amministratori della società comasca per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per indebita compensazione, nonché i tecnici incaricati dalla ditta di asseverare le false informazioni. La Procura di Como ha inoltre disposto il sequestro preventivo dell’ammontare complessivo dei crediti d’imposta ottenuti in maniera illecita dagli amministratori, quantificato come detto in poco meno di 28 milioni di euro, nonchè il sequestro di altri crediti d’imposta fittizi ancora nella disponibilità della società. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo








