Trieste, addio alla Vitrani: ventidue licenziati

TRIESTE Stavolta l’addio alla Vitrani è definitivo. Alla vigilia di Natale - informa il segretario della Fillea Cgil Marino Romito - il curatore fallimentare Giorgio Bommarco ha spedito a 22 ex dipendenti la lettera di licenziamento. Le procedure di mobilità, che erano state attivate già lunedì 21, purtroppo si sono rese ben presto necessarie per gestire questa triste fine d’anno.
Stante le feste di stagione, le fatali missive non hanno ancora raggiunto tutte le destinazioni: nel tardo pomeriggio di ieri Romito ha incontrato un gruppo di lavoratori al bar Flavia, luogo di appuntamento logisticamente comodo visto che la fabbrica delle Noghere non è più agibile in quanto ha chiuso i battenti. E ha dato loro ulteriori informazioni sulle pratiche burocratiche correlate alla mobilità.
La sorte dei 22 dipendenti era appesa a un tenue filo, che era stato tessuto da Bommarco nell’ultima parte dell’anno: tramontata la possibilità che uno dei tre precedenti aspiranti si rifacesse vivo, restava una residua speranza legata a una trattativa per affittare l’azienda. La risposta avrebbe dovuto giungere entro il 31 dicembre.
Ma la malaparata si è palesata già prima di Natale, inducendo così il curatore a prendere l’iniziativa relativa ai licenziamenti, avendo constatato l’assenza di offerte. Nel quadro delle “pericolanti” triestine le cose si erano un po’ raddrizzate nella parte finale di questo 2015 per Burgo e per Revas, invece il destino non è stato altrettanto benevolo con Vitrani, che, dopo 55 anni di onorata milizia imprenditoriale, sparisce dal panorama industriale del territorio.
A questo punto Bommarco venderà gli asset societari per soddisfare il maggior numero di creditori e i 22 ex dipendenti cercheranno nuove chance occupazionali: Romito spera che il vasto indotto di Fincantieri possa essere interessato ad assorbire maestranze di buona qualità professionale.
Per il sindacalista cigiellino un esito amaro: «Era una battaglia in salita, Vitrani era senza commesse e c’erano lavoratori fermi ormai da tre anni. Macchinari vecchi, strutture informatiche obsolete ... Resto convinto, però, che con un atteggiamento diverso le trattative, avviate tra l’inverno e la primavera di quest’anno, avrebbero potuto avere conclusioni meno traumatiche». Romito si riferisce ai negoziati con la nordamericana Us Joiner, con l’imprenditore vicentino Dani, con l’armatore Izzo.
La fabbrica Vitrani era specializzata nella realizzazione di interni di navi, yacht, alberghi. Vantava una clientela di alto profilo, ma qualcuno di questi clienti non ha saldato il conto e così l’azienda ha finito con l’avvitarsi attorno a una sempre più ingovernabile situazione finanziaria, condizionata da un crescente volume di crediti di faticosa esigibilità per oltre 4 milioni.
Unicredit, Intesa SanPaolo, Mps, Popolare Vicenza avevano chiuso i rubinetti e così Vitrani, nell’impossibilità di acquisire commesse per mancanza di liquidità, ha finito con lo spegnersi. Fino al fallimento dichiarato lo scorso 27 ottobre.
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