Trieste: cani al “Pedocin”, il caso arriva in Comune

TRIESTE Ampliare la possibilità di portare i cani al mare estendendola, ma soltanto nelle ore di minor frequentazione da parte dei bagnanti, anche alle spiagge in concessione al Comune che sono ancora “tabù”, in particolare i Topolini, l’ex Cedas, la zona del bivio di Miramare e il “Pedocin”, cioé la Lanterna.
La richiesta arriva attraverso una mozione urgente presentata da Paolo Rovis, capogruppo di Trieste popolare in Consiglio comunale. Rovis chiede in sostanza che modificando l’ordinanza precedente, sia permesso di «condurre, far permanere e balneare» i cani dalle 20 alle 8 di ogni giorno nelle spiagge in concessione al Comune di Trieste, «almeno in quelle di più facile accesso al mare».
Va rilevato che oggi i cani hanno già libero accesso in numerose zone del litorale e in particolare sul lungomare Benedetto Croce (quello della pineta di Barcola), tra la fine del bagno ex Cedas e i Topolini, tra il porticciolo Cedas (quello dopo i Topolini) e il Bivio di Miramare, sul molo situato prima dell’ingresso principale al castello di Miramare, sulla spiaggia prossima al porticciolo di Santa Croce, tra il porticciolo di Santa Croce e i Filtri e sulla spiaggia dei Filtri.
Secondo Rovis sarebbe il caso di “ammorbidire” il divieto sulle spiagge comunali. «D’accordo con il sindaco per quanto riguarda il divieto nelle ore diurne quando Topolini e altri siti sono molto frequentati dai bagnanti - precisa il consigliere - ma durante la sera e fino alle prime ore del mattino si consenta ai quattrozampe di poter fare una nuotata in compagnia del loro padrone». Specifica poi come sia stata una misura già attuata all’epoca della giunta Dipiazza. «È una proposta - ha commentato ieri il sindaco Roberto Cosolini - ne discuteremo in commissione e in aula senza pregiudizi».
L’ordinanza di sicurezza balneare a terra per il 2015, che porta la data del 29 maggio, stabilisce che sille spiagge libere si possono condurre, far permanere e bagnare i cani purché dotati di microchip o tatuati ed esenti da infestazioni di pulci, zecche o altri parassiti esterni o endofagi. Si devono però rispettare una serie di condizioni: è obbligatorio l’uso del guinzaglio, di lunghezza non superiore a un metro e mezzo e, nei casi previsti dalla norma, di museruola.
È obbligatorio portare con se una museruola rigida o morbida da applicare ai cani in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti. È obbligatorio portare con sè strumenti idonei alla immediata rimozione delle deiezioni e provvedere alla rimozione delle stesse. È obbligatorio provvedere autonomamente alla ombreggiatura dei propri animali con idonei dispositivi, alla fornitura di acqua pulita per l’abbeverata e per eventuali docciature.
É vietato l’utilizzo delle docce presenti nelle spiagge per la docciatura dei cani. I detentori dei cani sono tenuti a far effettuare la passeggiata igienica al cane al di fuori della spiaggia almeno ogni due ore. L’ingresso dei cani in acqua è ammesso solo contestualmente al padrone. Deve essere vietato lo scrollamento del cane all’uscita dal mare in prossimità degli altri bagnanti. È vietato il lancio di qualsiasi oggetto quando il cane si trova in acqua. È vietato l’accesso in spiaggia e l’ingresso in acqua per cani di sesso femminile «in periodo estrale o calore».
Trieste è la città a maggior densità canina in Italia: all’anagrafe canina sono iscritti quasi 21mila animali per cui il rapporto è di un cane ogni dieci abitanti. Il divieto di accesso nelle spiagge in concessione al Comune intende però tutelare anche chi non gradisce la presenza di animali. Quanto alle spiagge date in concessione ai privati, la scelta in merito all’accesso dei cani è facoltà del concessionario, fermo restando, fa rilevare la delibera del Comune, l’obbligo di collocare all’ingresso dell’area concessa un apposito cartello e di garantire la fornitura di acqua, di contenitori per la raccolta delle deiezioni e di spazi d’ombra.
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