Trieste e Istria degli anni ’30 viste da Malabotta FOTO

“Manlio Malabotta fotografo”. È questo il titolo del volume che sarà presentato oggi - venerdì 21 febbraio - alle 17.30 nell’auditorium del Magazzino delle idee in corso Cavour: il libro realizzato da ”Comunicarte” offre nelle sue 140 pagine un significativo numero di immagini realizzate dal notaio, poeta, critico d’arte e collezionista, negli anni Trenta e primissimi Quaranta. a Trieste, Roma, Fiume e Istria. Le fotografie fino a pochi mesi fa erano conservate – sotto forma di negativi – nell’abitazione triestina che fu del notaio. La moglie Franca Fenga le ha generosamente messe a disposizione dei ricercatori ed è emerso così un “corpus” che ha proiettato il nome di Manlio Malabotta tra gli autori importanti della Storia della fotografia italiana.
Nessuno finora sapeva che avesse lavorato con la sua “Leica” per il settimanale “Omnibus”, diretto da Leo Longanesi. Era invece nota la sua collaborazione con altre riviste e mensili: tra questi “Casa bella”, “Il Selvaggio”, “L’Italiano”. Le ricerche svolte da Diana De Rosa, Massimiliano Schiozzi e Claudio Ernè hanno evidenziato un’altra notizia finora sconosciuta: la sua collaborazione nel 1936 con “Cinema” diretta da Luciano de Feo.
Una fotografia scattata da Manlio Malabotta a un ex combattente assai poco marziale, pubblicata su questa rivista fu ritenuta irriverente dal Regime fascista e causò non pochi guai al direttore. Chi fosse l’autore di quello “scatto” ritenuto impubblicabile nessuno - al di la dei protagonisti della vicenda - l’aveva saputo fino a pochi giorni fa quando il negativo con l’ex combattente poco marziale, è riemerso dai 40 rullini dimenticati in un cassetto.
A un identico percorso carsico iniziato nell’autunno del 1937, sono legate altre tre immagini realizzate in Istria dal notaio e pubblicate da “Omnibus” senza che il nome dell’autore fosse indicato. All’epoca si usava così e anche oggi questa abitudine che penalizza i fotografi non è del tutto tramontata. Due di queste immagini di Manlio Malabotta erano state scelte e pubblicate sugli Annali della Fotografia, due volumi editi da Giulio Einaudi nel 1979. Una sorta di Bibbia per chi si occupa di fotografia. Li avevano redatti al termine di prolungate ricerche in fototeche, collezioni, archivi e biblioteche, Giulio Bollati e Carlo Bertelli. I due autori sfogliarono tra l’altro le pagine dei 95 numeri di “Omnibus” e la loro attenzione si concentrò su due foto di Visinada che anticipavano, per contenuto e “taglio”, il futuro Neorealismo. Una mostra il balcone della sede dell’Opera nazionale dopolavoro da cui una decina di persone osservano il vuoto. L’altra alcune coppie che ballano in strada sulle note di uno spartito che non dovrebbe essere dissimile da quello di “Parlami d’amore Mariù”. Immagini poco imperiali, per nulla marziali. Anzi tutt’altro e per questo importanti, specie se pubblicate su un rotocalco nato come “Omnibus” all’ombra del regime fascista.
Fino a poche settimane fa nessuno sapeva che quelle foto erano state scattate da Manlio Malabotta. Lui nel 1979 era ormai morto da quattro anni.
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