Trieste, la “città” dei giostrai nel palazzo fantasma di Campo Marzio - VD

TRIESTE Un edificio fatiscente e abbandonato sulle Rive triestine. Alle sue spalle, sistemate una accanto all’altra, alcune roulotte, diversi caravan e dei camion parcheggiati di traverso. Quella che a molti sembrava in questi ultimo periodo essere una zona occupata abusivamente, si è invece rivelata un’area di sosta concessa dal Comune di Trieste a sei famiglie di giostrai.
Carta canta. Gli uffici tecnici chiamati al controllo e alla gestione del Demanio e del patrimonio immobiliare hanno infatti firmato, ai primi di novembre, un’autorizzazione all’occupazione temporanea dell’area di pertinenza dell’ex Meccanografico di riva Ottaviano Augusto, dietro la stazione di Campo Marzio.
In quello spazio di cantiere interrotto hanno collocato temporaneamente la propria abitazione circa venticinque persone, tutte appartenenti alle famiglie di giostrai che, fino allo scorso 8 gennaio, hanno dato vita al “Santa Claus Village”, il Luna Park tematico che ha animato le rive cittadine durante il periodo natalizio.
Sono stati autorizzati a fermarsi in quell’area dal primo di dicembre scorso fino al prossimo 20 aprile, in attesa di effettuare la manutenzione e la revisione ai propri mezzi, ma anche in vista dei prossimi impegni di lavoro che vedranno il Luna Park al Carnevale di Muggia e al centro del piazzale De Gasperi, di fronte all’ippodromo di Montebello.

«È tutto regolare – rivendica con orgoglio Manuel Vianello -. Siamo giostrai da sempre e viviamo nel pieno rispetto della legge». Vianello, mentre indica l’autorizzazione rilasciata dal Comune con tanto di logo e di timbro, ci tiene a precisare di essere triestino, «nato a Trieste e residente a Trieste».
«Non siamo nomadi - sottolinea il collega Fabio Agnoletto -. Per lavorare a Trieste abbiamo pagato 50mila euro e per legge ci deve venire garantita un’area di sosta. I nostri bambini frequentano le scuole in questa città ed è in questo territorio che spendiamo il nostro denaro, fra prodotti alimentari, benzina e quant’altro».
Le parole dei due giostrai trasudano dignità. L’area che è stata concessa loro dal Comune è un piazzale compresso fra un palazzo abbandonato e la stazione ferroviaria di Campo Marzio. A pochi metri dai caravan c’è una grande quantità di immondizie abbandonate, copertoni e vecchi elettrodomestici.
«Abbiamo ripulito buona parte di quest’area -spiega Vianello -. Abbiamo tagliato l’erba e portato via tantissimi rifiuti, come da accordi con il Comune. Abbiamo anche ricoperto il piazzale, a spese nostre, con della ghiaia». Tutti i caravan sono allacciati all’elettricità e all’acqua corrente.
«Paghiamo le tasse e le bollette - puntualizza Agnoletto -. Siamo partite Iva che vengono considerate alla stregua dei piccoli imprenditori, anche se alla fine il nostro guadagno è più vicino a quello di un operaio».
I caravan dove dormono assomigliano a dei comuni rimorchi con delle finestre. Al loro interno, invece, si apre un mondo di 45 metri quadrati che è fatto di calore familiare, di comfort di ogni genere e di piccole istantanee di quotidianità. Come quando Amaranta, sette anni e una carriera scolastica in seconda elementare alla Morpurgo di Campi Elisi, tira fuori i libri e si mette a fare i compiti insieme alla mamma e ad alcune amiche.
«Questa vita ha i suoi pro e i suoi contro - ammette il padre di Amaranta -. I bambini devono adattarsi ai viaggi e ai cambiamenti. Anche per questo cerchiamo di spostarci il meno possibile, tanto che possiamo essere considerati dei giostrai tipici di questo territorio, visto che ci muoviamo esclusivamente fra Trieste, Gorizia, Palmanova, Udine e Bibione, località, quest’ultima, dove trascorriamo il periodo estivo».
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Il Comune di Trieste sembra essersi dimenticato della loro presenza, a poche centinaia di metri da piazza Unità. «Sinceramente non ne sapevo niente - così il vicesindaco Pierpaolo Roberti -. Questi giostrai sono brave persone, tanto che abbiamo nuovamente concesso loro le Rive. Un accampamento è sempre un accampamento, ma almeno questa soluzione sembra essere meno impattante rispetto a quella degli scorsi anni. La riprova è che nessuno si era accorto, prima d’ora, della loro presenza».
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