Trieste, niente pesce: scoppia l’ira dei ristoratori

TRIESTE Non solo i pescatori indignati. Ma anche i ristoratori sconcertati. Sì, i titolari dei locali pubblici giudicano il comportamento dei grossisti e dei rappresentanti dei titolari delle pescherie cittadine, che hanno deciso in autonomia di fare “ponte” per quattro giorni da domenica a oggi, «discutibile e criticabile a prescindere dalle ragioni che hanno determinato tale scelta».
E così si inasprisce, e di molto, la polemica sulla chiusura delle pescherie della città alla vigilia dell’Epifania. Unico giorno in cui il pescato del golfo avrebbe potuto essere venduto sui banconi fra il Capodanno e il mercoledì festivo dedicato all’Epifania.
«Non è questo il modo di operare - afferma Salvatore Pugliese, titolare della cooperativa Megaride, uno dei primi a sollevarsi contro la decisione di grossisti e pescivendoli - perché la filiera è composta da tanti soggetti, da categorie che lavorano, da imprenditori e addetti che devono essere preventivamente messi a conoscenza delle varie iniziative, in tempo per poter dire la loro».
Evidente il fatto che, se i pescatori triestini avessero conosciuto in anticipo la volontà di grossisti e dettaglianti del pesce di rinunciare all’apertura di ieri, avrebbero dato battaglia, chiedendo di poter lavorare. «Siamo arrabbiatissimi in quanto in passato la chiusura non superava mai i due giorni consecutivi. Va ricordato che domani - aggiunge il pescatore - è la giornata che vede gli ortodossi di Trieste, che sono tantissimi e fanno parte delle locali comunità serba, greca, rumena, russa, celebrare il loro Natale, perciò l’occasione per vendere buoni quantitativi di pesce ci sarebbe stata. Invece pochi hanno deciso per tutti. E questo non va bene».
Sul piede di guerra anche Bruno Vesnaver, recentemente rieletto alla presidenza della Fipe triestina: «Siamo sorpresi e amareggiati perché questa decisione ci mette in difficoltà e ci è passata sopra la testa. Ci sono molti ristoratori, come il sottoscritto, che non propongono mai pesce surgelato. Preferiamo offrire piatti a base di pesce fresco - spiega Vesnaver - mettendo nel menù il pescato di giornata. Con questa decisione di altri siamo stati costretti a rinunciare alle nostre proposte di giornata e, a questo punto, poco interessa quali siano state le motivazioni che hanno indotto chi aveva il potere di farlo a impedire che il mercato ittico all’ingrosso ieri fosse regolarmente aperto. Il danno c’è ed è clamoroso».
Morale: «Quando ne avrò la possibilità - conclude il presidente della Fipe triestina, organizzazione che fa parte della Confcommercio, alla pari di quelle che hanno optato per la chiusura di ieri - chiederò un colloquio con i responsabili della categoria dei titolari delle pescherie cittadine per capire cos’è successo e, soprattutto, per stabilire un accordo che impedisca il ripetersi, in futuro, di questo tipo di situazioni».
Su questo fronte, il più determinato è ancora Pugliese: «Chiederemo che, quanto prima si faccia una pubblica riunione alla presenza di tutte le parti interessate, perché in futuro sia garantita a tutti la possibilità di esprimere un parere sulle ipotesi di chiusura prolungata del mercato ittico all’ingrosso».
Fra i ristoratori più arrabbiati c’è Tiziana Bertoja, titolare del pubblico esercizio “Antico Spazzacamino” di via Settefontane. «Io avevo numerose prenotazioni per questo lungo ponte della Befana - sottolinea - e, improvvisamente, sono venuta a sapere che qualcuno ha deciso, peraltro senza aver sentito le categorie interessate, che il mercato all’ingrosso sarebbe stato chiuso consecutivamente per quattro giorni. Si tratta di una situazione incresciosa - conclude la ristoratrice - perché adesso saremo costretti a proporre alla clientela piatti e pietanze che non sono in linea con la nostra consuetudine». Insomma un caos, che si ricomporrà, forse, soltanto domani, alla riapertura del mercato dell’area ex Gaslini.
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