Trieste, pazienti in lista da tutta Italia per il “superlaser” triestino

TRIESTE Si chiama 2RT ed è un laser di nuova generazione per il trattamento delle malattie della retina. Al mondo esistono soltanto 28 macchinari in grado di sfruttare tale tecnologia e uno di questi - il secondo ad entrare in funzione in Italia - si trova proprio a Trieste.
La cura con il 2RT è nota come Retinal Rejuvenation Therapy ed è il risultato di una ricerca portata avanti a Londra dal professor John Marshall, autentica istituzione nel campo dei trattamenti laser in oculistica, una decina di anni fa.
Una ricerca sfociata tre anni più tardi nelle prime sperimentazioni cliniche eseguite da un team di ricercatori nelle Università di Melbourne e Adelaide grazie al macchinario realizzato in esclusiva dalla ditta australiana Ellex.
«Si tratta di uno strumento che finora ha dimostrato di poter determinare sia un miglioramento funzionale che strutturale della degenerazione maculare legata all'età nelle fasi iniziali ed intermedie della malattia, dunque prima che si verifichino le complicanze che portano alla perdita spesso irrimediabile della vista - spiega Eugenio Sancin, medico oculista responsabile del trattamento 2RT presso lo studio triestino “Eye Care” -. A questo si aggiunge un'altra applicazione interessante, vale a dire quella legata alla cura dell'edema maculare diabetico, peraltro già di comprovata efficacia».
La degenerazione maculare legata all'età (AMD) è una malattia che colpisce un milione di persone in Italia (70 mila i nuovi casi ogni anno) e costituisce la principale causa di cecità legale nei paesi industrializzati. Una malattia cronica degli occhi che può provocare, nel tempo, la perdita irreversibile della visione centrale. La macula è una piccola ma vitale area della retina situata nella parte posteriore dell'occhio di circa 5 millimetri di diametro ed è essenziale per la visione centrale dettagliata.
L'incidenza della malattia aumenta con l'età ed è più diffusa dopo i 65 anni, ma è anche legata alla predisposizione genetica. In genere i primi segnali della malattia, difficilmente percepibili dal paziente, comprendono il deposito di detriti sotto la macula (conosciuti come drusen) e le anomalie della pigmentazione maculare.
«La caratteristica esclusiva di questo laser è il fatto di essere l'unico in grado di agire sulla retina senza danneggiare i fotorecettori e dunque senza compromettere la vista - precisa Sancin -. I laser convenzionali hanno invece l'effetto collaterale di provocare delle cicatrici che incidono sulle cellule visive. Nel caso di 2RT questo non accade grazie al suo fascio particolare di luce, ma soprattutto in virtù dei velocissimi impulsi a bassa energia in piccole aree mirate.
Parliamo nello specifico dell'ordine di nanosecondi contro i decimi di secondo impiegati dai laser convenzionali. È questa la grande novità di una procedura non invasiva della retina, del tutto indolore, che viene eseguita in ambiente ambulatoriale e che prevede nella maggior parte dei pazienti un unico trattamento di pochi minuti». Uno strumento le cui potenzialità sono in continua fase di elaborazione. Un importante studio clinico è infatti attualmente in corso in Australia e si concluderà nel 2017, e prevede il monitoraggio continuo di oltre 300 pazienti seguiti per anni nello sviluppo del trattamento della malattia.
A Trieste i pazienti che si sottopongono a questo trattamento arrivano da tutta Italia (nell'80 per cento dei casi da fuori città). «Parliamo di un macchinario che comporta un investimento importante non solo economico, ma soprattutto in termini di attrezzature accessorie e di continui corsi di aggiornamento - conclude Sancin -. Fino ad oggi le uniche cure nelle fasi iniziali della malattia erano rappresentate dalla somministrazione di integratori e antiossidanti. Se questi dati sul nuovo laser verranno confermati nelle prossime sperimentazioni, questa terapia potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione nella storia della maculopatia legata all'età».
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