Trieste, visite oculistiche gratuite per i rifugiati

Per dieci giorni la tappa triestina a cura dell’Onesight EssilorLuxottica

Francesco D. Severi
“Giornate della vista” in via Cavana. Foto di Andrea Lasorte
“Giornate della vista” in via Cavana. Foto di Andrea Lasorte

TRIESTE «Aiutare le persone, ovunque nel mondo, a vedere meglio e vivere meglio». È questo il claim all'entrata della clinica oculistica allestita all'interno della Fondazione Diocesana Caritas di via Cavana, per i prossimi 10 giorni sede della tappa triestina delle "Giornate della vista", iniziativa organizzata dalla Fondazione Onesight EssilorLuxottica con la collaborazione di Unhcr e Caritas. Obiettivo è garantire alle fasce più deboli della società l'accesso gratuito ad una visita oculistica perché - rileva il segretario generale di Onesight Andrea Rendina - «se non si vede bene, non si vive bene».

Protagonisti i rifugiati, a cui gli organizzatori puntano a garantire 700 visite, vista la posizione geografica di Trieste quale snodo cruciale della rotta balcanica. «Accesso alle informazioni, barriere culturali, isolamento ed inserimento nel mondo del lavoro sono i principali ostacoli affrontati dai rifugiati ed una cattiva vista non può che peggiorare la situazione di queste persone» ha rimarcato il segretario generale della Fondazione Onesight, che ha assunto l'impegno a collaborare su scala mondiale con l'Unhcr per garantire una visita oculistica a 100 mila rifugiati nel prossimo biennio.

«Quest'iniziativa dimostra ancora una volta l'impegno della Fondazione, Trieste è una terra di frontiera dove arrivano migliaia di esseri umani che sognano una vita migliore - ha aggiunto Giovanna Li Perni (responsabile partnership aziendali Unhcr) - ed avere la possibilità di ricevere una visita gratuita rappresenta qualcosa di preziosissimo per queste persone». Così invece il vescovo di Trieste Enrico Trevisi: «È bello che queste persone possano tornare a vedere ed è bello che anche noi come città possiamo tornare a vedere chi sta soffrendo, chi sta scappando e chi ha bisogno».

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