Unione 2012 ancora in mano a Pontrelli

Scade oggi il termine per il piano anticrac. Favarato a ieri non aveva rilevato il club
il presidente Pontrelli
il presidente Pontrelli

TRIESTE «La Triestina non è fallita, cederò le mie quote», sospirava uno smagliante Marco Pontrelli a Foro Ulpiano lo scorso 9 dicembre dopo aver incassato dal Tribunale una mini-proroga che di lì a poco, il 14 dicembre, avrebbe partorito il colpo di scena chiamato Silvano Favarato. Era un mese e mezzo fa, pare un secolo. Anzi, vale la pena rivoltare il calzino: pare non sia passata neanche una notte, da allora. Già perché a meno di nuovi ulteriori colpi di teatro (per carità, mai escludibili in questa non-trama a fosche tinte rossoalabardate) il personaggio che oggi dovrebbe (dovrebbe) portare il piano anti-fallimento dell’Unione a Palazzo di giustizia, nell’ultima inderogabile e improrogabile giornata di tempo concessa dallo stesso Tribunale per la presentazione della proposta di concordato, resta proprio Pontrelli.

A ieri sera (giovedì 28 gennaio), in effetti, non s’era ancora perfezionato lo stra-annunciato passaggio di quelle quote da Pontrelli a Favarato, che aveva come dead-line la stessa giornata di ieri, in quanto vigilia della data di presentazione del piano. Va da sé che la fidejussione è tuttora un “mito”, un che di esoterico di fronte al quale San Tommaso Apostolo nulla avrebbe potuto.

Triestina, quote da Pontrelli a Favarato: resta un documento per chiudere
Silvano Favarato

Dunque è Pontrelli - fino a prova contraria, e una prova contraria ora potrebbe essere solo una chiusura della compravendita con Favarato o chi per lui in zona Cesarini in queste ore, posto che la recente trattativa con Mauro Milanese non risulta aver avuto sbocchi - il proprietario della società. È lui l’interlocutore del Tribunale, nella forma e nella sostanza. Colui che oltre alla proposta di concordato - il progetto di “sdebitamento” quantomeno parziale dei soldi vantati dalla platea dei creditori cui per legge spetterebbe poi l'ultima parola - deve esibire un convincente piano di gestione, di sopravvivenza almeno, delle partite correnti. Quelle contabili, fuori dal campo. Il commissario giudiziale Giuseppe Alessio Vernì, contattato ieri in serata, non ha inteso rilasciare dichiarazioni, lasciando intuire che la situazione resta fluida, delicatissima. E non potrebbe essere altrimenti.

Fin qui i presupposti. Gli scenari, allora? Per ora due soltanto. Entro oggi il collegio del Tribunale - composto dai giudici Arturo Picciotto (presidente), Riccardo Merluzzi (delegato alla procedura) e Daniele Venier (a latere) - è chiamato a tirare una riga. Sotto la quale sarà scritta una dichiarazione di fallimento o l’ammissione al concordato. Ammesso che qualcuno, l’ammissione, la chieda. Se ne potrebbe riparlare anche nei prossimi giorni, a dado comunque già tratto, in occasione di un’udienza formale ancora da convocare. Fosse l’udienza di ratifica di un fallimento, nessuno può escludere a quel punto che qualcun altro non decida di raccattare i resti - leggasi matricola sportiva, per quanto possa valere - senza però doversi accollare un monte debitorio che neanche si sa quanto valga.

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