Vidali, solo silenzio per i 30 anni dalla morte

Il 9 novembre 1983, trent’anni fa, moriva a Trieste Vittorio Vidali. «Politico e antifascista italiano, conosciuto anche come Vittorio Vidale, Enea Sormenti, Jacobo Hurwitz Zender, Carlos Contreras, "Comandante Carlos" - si legge su Wikipedia -. Fu convinto assertore della linea politica strategica internazionale impostata da Stalin e legato ai servizi segreti sovietici, fondatore del V Reggimento delle Brigate internazionali durante la Guerra civile spagnola e, in seguito, deputato della Repubblica italiana eletto nelle file del Pci». Era conosciuto anche come il “giaguaro del Messico” o di Muggia dove era nato il 27 settembre 1900 e dove è sepolto. Nel luglio del 2008, ignoti hanno deturpato la sua lapide.
Un protagonista assoluto del Novecento. Ma nessuno lo ricorda a Trieste. Neppure i compagni o ex. «Non è previsto niente. Forse in qualche Casa del popolo...» dice Iztok Furlanic, giovane presidente del Consiglio comunale e membro della segreteria provinciale di Rifondazione comunista. «Bisognerebbe chiedere a Miracco...» butta lì Furlanic riferendosi all’assessore veneto alla Cultura che è stato pure comunista. Ma poi ammette: «Non so neppure quando cade il giorno. È che sono troppo giovane e forse a quei tempi non sarei stato neppure vidaliano». A Trieste c’è una via Vidali. Ma si tratta di Giuseppe Vidali, volontario giuliano e fervente repubblicano.
In Rete si possono invece leggere dettagliate biografie. Si parla del suo impegno politico dal 1921 (quando fu arrestato la prima volta, per aver partecipato all'occupazione del Cantiere San Marco), della sua permanenza da clandestino in Austria, Cecoslovacchia e Germania, del suo rientro in Italia, del ferimento per mano dei fascisti ad Alessandria, del passaggio ad Algeri. Si apprende della espulsione di Vidali dagli Usa, dove si era impegnato per salvare Sacco e Vanzetti, del suo passaggio in Messico dove sarebbe tornato nel 1927 (dopo un periodo in Unione Sovietica come "Carlos J. Contreras"). In Messico Vidali avrebbe incontrato Tina Modotti che, sino al 1942, sarebbe stata la sua compagna. Sempre in Messico fu prosciolto da ogni responsabilità per l'eliminazione di Leone Trotzky. Si conosce il ruolo di primo piano che ebbe nella guerra in difesa della Repubblica democratica spagnola. Fu "Contreras" che con Enrique Castro Delgado creò il "Quinto Reggimento", cui si dovette la difesa di Madrid dagli attacchi franchisti, sino a che l'eroica formazione non confluì nelle forze militari regolari.
Passato in Francia dopo la vittoria dei franchisti, Vidali (sconsigliato dal tornare nella Russia di Stalin), tornò a New York e di qui a Città del Messico, dove riprese un'intensa attività politica e giornalistica. Superando le difficoltà frapposte dalle autorità militari Usa al suo rimpatrio, poté tornare a Trieste solo il 20 aprile 1947, trovandovi una situazione esplosiva tra Italia e Jugoslavia, che si risolse solo nell'ottobre 1954 con la spartizione del "Territorio Libero di Trieste". Col passaggio della città sotto la sovranità italiana, Vidali fu nominato segretario di quella Federazione autonoma del Pci. Già consigliere comunale, nel 1958 divenne deputato e nel 1963 senatore, incarico che ricoprì sino al 1968. Vice presidente dell’Associazione combattenti antifascisti di Spagna e presidente del Circolo "Che Guevara", da lui fondato a Trieste, Vidali dedicò gli ultimi anni a una importante produzione di libri. E fu protagonista di una revisione profonda. Trotzista di ritorno («Mi spiace averlo combattuto, offeso, insultato»). E pure socialista: «Rosa Luxemburg aveva ragione» a dire che «il socialismo non è possibile senza la democrazia e viceversa». Assistette da spettatore allo “strappo” di Berlinguer dall’Urss e lo condivise: «Tra il Pci e il Pcus sarò sempre col primo, nonostante le riserve». Non ha fatto in tempo, per fortuna, a vedere la Bolognina di Occhetto e la deriva successiva. La nascita del Pds, dei Ds e infine del Pd. Un’altra storia. O forse neppure. (fa.do.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo