A Illegio “Nulla è perduto” con i capolavori recuperati

Alberto Rochira
Dal “Concerto a tre”, di Johannes Vermeer, rubato all’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston nel 1990, a “La Torre dei cavalli azzurri”, di Franz Marc, sequestrato dal criminale nazista Hermann Göring, e scomparso nel 1945, fino al dipinto “Myrto”, autoritratto realizzato a Parigi da Tamara de Lempicka, poi custodito in una villa dove si presume sia stato rubato dai nazisti nel 1943. Queste sono solo alcune delle opere d’arte distrutte o trafugate, e tornate in vita sotto forma di rimaterializzazioni capaci di restituire ogni dettaglio degli originali grazie all’avanzata tecnologia di Factum Arte (Madrid), che si potranno ammirare alla 16/a mostra internazionale d’arte di Illegio (Udine), in programma dal 4 luglio al 13 dicembre nella casa delle esposizioni. Intitolata “Nulla è perduto”, l’esposizione, realizzata in partnership dal Comitato di San Floriano, con Sky Arte, Factum e Ballandi Arts, offrirà una carrellata di celebri opere d’arte scomparse e poi riapparse, «grazie a studi e ritrovamenti o all’ingegno umano che non si arrende davanti alle più irreparabili sciagure», ha spiegato il direttore scientifico dell’esposizione Geretti, presentando ieri a Udine la mostra 2020 insieme con Lara Job del Comitato di San Floriano. Sono intervenuti l’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, e in videoconforenza, Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte e Adam Lowe di Factum Arte. Tra le altre opere “rinate” in mostra, una delle grandi tele raffiguranti Ninfee, di Claude Monet, carbonizzato in un incendio divampato al MoMa di New York nel 1958, l’intenso Ritratto di Sir Winston Churchill realizzato nel 1954 da Graham Sutherland, ma fatto distruggere da Lady Clementine Churchill un anno dopo. Inoltre, il “Vaso con cinque girasoli” di Vincent van Gogh, distrutto in un bombardamento in Giappone e “Medicina”, tela dipinta da Gustav Kilmt a Vienna e bruciata dai nazisti.
Accanto a queste sette opere, altri capolavori scomparsi “rigenerati” dalle mani di artisti contemporanei: il “San Matteo e l’angelo” dipinto da Caravaggio nel 1602 per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma, svanito tra le fiamme a Berlino tra il 5 e il 10 maggio 1945, e magistralmente “ricreato” dall’artista Antero Kahila di Helsinki tra il 2003 e il 2008, ma anche le vetrate della facciata principale della Cattedrale di Chartres, che a causa della loro collocazione non potranno mai essere esposte in una mostra o ammirate da vicino, rimaterializzate nel laboratorio di Sandro Tomanin a San Bellino di Rovigo. Inoltre, alcune opere scomparse e da poco ritrovate, come le due sculture lignee intagliate e dorate da Domenico Mioni detto Domenico da Tolmezzo, realizzate tra il 1492 e il 1498 per la Pieve di San Floriano di Illegio, ma rubate nel 1968, ricomparse sul mercato antiquario a Bonn nel 2018 e ora finalmente ritornate nel loro paese. In mostra, infine, ci sarà un’ultima opera d’inestimabile importanza, «persa di vista per secoli e finalmente individuata ed accompagnata da una accuratezza di studi che non lascia più alcun dubbio – ha annunciato Geretti – di cui daremo notizia a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra stessa». In linea con le misure di prevenzione, è stato messo a punto un protocollo accurato per le visite: tutti i giorni dalle 9 alle 19, 3 visitatori ogni 6 minuti. Necessaria la prenotazione. —
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