Al Salone degli Incanti "Imago Mundi" di Benetton FOTO E VIDEO

TRIESTE Oltre ai viaggi, il grande imprenditore veneto Luciano Benetton ha sempre amato l’arte e i colori e da queste passioni, che hanno ispirato anche la fascinazione cromatica delle sue collezioni di moda, contribuendo al loro successo, è scaturita una macro-collezione di mini-opere, che oggi conta più di 25.000 pezzi, è unica al mondo e a questo si rivolge, ponendosi quale obiettivo la mappatura dello stato dell’arte contemporanea mondiale.
E concependo, attraverso l’arte, uno dei significati migliori della globalizzazione, ricco di suggestioni positive che guardano e inducono al dialogo interculturale. È il progetto Imago Mundi, un disegno no profit, ampio, complesso e articolato, promosso con grande intensità da Benetton a partire da una decina di anni fa, quando in Sudamerica incontrò un artista equadoregno, Miguel Betancourt, che gli fece dono di un suo piccolo quadro di 10 per 12 centimetri, quasi un biglietto da visita. E da lì nacque il formato, l’unica conditio sine qua non per gli artisti partecipanti.
Quaranta delle 150 collezioni che compongono a tutt’oggi il progetto, pari a 6.354 pezzi, sono esposte al Salone degli Incanti fino al 2 settembre, aperta a tutti nello stile social correct che caratterizza il progetto: una mostra, che è la più ampia tra quelle allestite finora dalla Fondazione Benetton Studi ricerche - sotto la cui egida si sviluppa l’iniziativa - in sedi prestigiose in Italia e all’estero. A partire dal debutto ufficiale alla Biennale di Venezia del 2013 per proseguire a New York, Vienna, alla Biennale di Dakar, Sarajevo, Roma, Palermo...
Una rassegna ricca e sobriamente spettacolare, allestita secondo il format che accomuna tutte le esposizioni di Imago Mundi, in cui grandi bacheche lignee autoportanti, disegnate dall’architetto veneziano Tobia Scarpa, figlio del grande Carlo, ospitano in piccole cellette a misura le opere, raccolte in collezioni, ognuna corrispondente a un Paese o – in senso più lato – a un popolo o comunità nativa e alla sua storia culturale, come per esempio avviene nel caso dei curdi, degli indiani d’America, dei boscimani, degli aborigeni, degli inuit. Perché una delle caratteristiche di Imago Mundi è l’apertura e l’elasticità. In sostanza ogni collezione, che comprende tra 140 e 210 artisti selezionati da un curatore locale, può essere considerata come un’opera d’arte totale. Le strutture lignee si chiudono all’occorrenza come pagine di un libro per viaggiare liberamente in tutto il mondo, inserite in grandi scatole apposite che faranno parte dell’allestimento della mostra, godibile a due livelli e studiato dal team di Fabrica per ottemperare alle esigenze volumetriche di un sito speciale come l’ex Pescheria. Ed ecco, quindi, scendere dall’alto le riproduzioni in grande scala di alcune delle piccole opere esposte. E poiché tutti i pezzi e gli artisti devono essere considerati uguali, sia che siano famosi come Zaha Hadid o Christo o si tratti di giovani promesse - concetto che rappresenta una delle assi portanti del progetto - i loro nomi sono scritti a mo’ di mappa in una celletta. Saranno inoltre presenti i cataloghi di tutte le quaranta collezioni esposte poiché ognuna di queste, e quindi ogni Paese, dispone di un proprio catalogo con le opere e le biografie degli artisti partecipanti in inglese, italiano e nella lingua di riferimento del Paese o del popolo cui corrisponde la collezione.
E anche a Trieste, come accade per ogni tappa espositiva di tale progetto itinerante, è stato scelto un tema e per uniformarsi a questo, di conseguenza, le collezioni congruenti. Se a Palermo erano state proposte quelle di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e a Sarajevo quelle dei sette Paesi che componevano l’ex Jugoslavia, a Trieste il team di esperti che affianca Benetton ha pensato la città, che l’imprenditore ama molto, come un punto d’incontro d’infinite rette che potrebbero generarsi da un compasso ideale puntato sul centro: ed ecco il concetto di “Join the dots/Unire le distanze”, che dà il titolo all’esposizione triestina, che rimarrà unica come tutte le altre, anche se il progetto è itinerante. Coinvolti all’ex Pescheria il Medio Oriente, la Mitteleuropa, il Mediterraneo e i Balcani. E, come sempre accade in questo progetto, ci sarà una grande attenzione per i giovani emergenti.
L’esposizione proseguirà fino al 2 settembre con vari eventi collaterali, che si porranno come una sorta di fil rouge dell’estate culturale triestina. E per chi volesse saperne di più, il sito www.imagomundiart.com racconta tutto il progetto anche attraverso la viva voce di Benetton, che sarà presente alla vernice triestina.
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